Home » Bimbi costretti a scrivere lettere d'amore gay. Benvenuti nel gender-totalitarismo 

Bimbi costretti a scrivere lettere d'amore gay. Benvenuti nel gender-totalitarismo 

by Diego Fusaro
5 comments
diego fusaro filosofo

Roma, 11 ott – “Scuole a misura d’uomo, shock in Inghilterra: bambini delle elementari costretti a scrivere lettere d’amore gay”: ecco l’osceno nuovo ordine erotico genderizzato, teso a destabilizzare la mentalità collettiva dei popoli e a produrre il nuovo atomo unisex post-identitario. La notizia sembra tratta da uno dei tanti romanzi distopici à la Orwell. E invece è realtà. È parte, appunto, di quella realtà che ha superato la fantasia. L’atomistica liberale della società ipersessualizzata e, insieme, privata del legame d’amore mira a dissolvere la famiglia nella pluralità nomade e diasporica degli io irrelati e dei consumisti erotici: o, in modo convergente, a ridefinirla come mero assemblaggio effimero e a tempo determinato, rispondente in via esclusiva al libero e illimitato desiderio di individui senza residua identità di genere e aspiranti unicamente al plusgodimento e al libero-scambismo erotico deregolamentato e sottratto al vincolo familiare e alle responsabilità che ad esso si accompagnano.
Affrancato da ogni eticità comunitaria, anche nell’ambito erotico l’individuo post-identitario deve porsi come imprenditore di sé e come totalmente autodeterminato. L’eclisse dell’etica comunitaria nell’ordine del sistema dei bisogni planetario deregolamentato reca con sé il rifiuto dell’incompletezza e dell’interdipendenza e, dunque, della necessaria complementarietà di uomo e donna culminante nella vita comunitaria familiare. Complice l’individualizzazione privatistica, il soggetto aspira a essere totalità autonoma, nel trionfo del mito della completezza androgina innalzato a nuovo lifestyle per consumatori fashion-addicted cosmopoliti e post-familiari, privati del diritto alla famiglia e, insieme, indotti a esaltare stolidamente tale privazione come conquista emancipativa.
Il nuovo ordine mondiale classista non tollera la sopravvivenza di Stati nazionali e famiglie, di lingue nazionali e culture, di identità e soggetti collettivi, siano essi i popoli o le classi, gli Stati o le nazioni. In conformità con la nuova monadologia liberal-libertaria, aspira a vedere ovunque il medesimo, id est il piano liscio del mercato globale sconfinato, con gli uomini ridotti a consumatori apolidi, anglofoni e senza radicamento, passivi e indifferenziati, neutri e senza capacità antiadattiva rispetto al regno a liberalizzazione integrale del costume e del consumo. Con il nuovo modello unisex promosso dal genderismo, l’élite finanziaria liberista e libertina ha dichiarato guerra non solo alla tradizionale eticità borghese, ma all’intera civiltà occidentale nella sua storia plurimillenaria, incompatibile con la produzione di una nuova identità sessuale precarizzata e destabilizzata, uniforme rispetto all’accumulazione flessibile e alla sua tendenza alla liquefazione di tutte le forme solide.
D’altro canto, l’interessamento da parte delle classi dirigenti globaliste per i diritti del movimento LGBT, lungi dall’essere filantropico e disinteressato, è orientato alla destabilizzazione organizzata della psicologia collettiva dei popoli e delle nazioni; destabilizzazione che avviene per il tramite dell’annichilimento delle tradizioni storiche e dei costumi condivisi e comunitari e, insieme, con il ricorso a una manipolazione di massa che, gestita dai pedagoghi del mondialismo e dai liberalizzatori cosmopoliti dei consumi e dei costumi, aspira a imporre il messaggio per cui la natura umana non esiste e che, nel bazar del capitalismo di consumo, ciascuno può definirsi illimitatamente la propria identità per libero capriccio individuale.
In ciò risiede l’essenza del nuovo profilo soggettivo post-identitario o, se si preferisce, a identità decostruita, i cui tratti peculiari diventano la frammentazione, l’assenza di memoria e di prospettiva, la saturazione, la mancanza di centro. Permanentemente aperto alla negoziazione e al mutamento, il sé prende a essere inteso come mero costrutto, come semplice frutto di accordi, di convenzioni e di esigenze dettate dal momento. Mediante la prassi della disgregazione delle identità e della loro ricomposizione allineata con il modello unico codificato dalla bioingegneria del capitale, la personalità si scinde in misura sempre maggiore dall’esperienza, essa stessa degradata al rango del just in time: e si perde la possibilità di fare della propria biografia personale una narrazione coerente e unitaria, che non sia la semplice giustapposizione rapsodica di frammenti episodici, sconnessi e discontinui.
Questo aspetto contribuisce ad accentuare il carattere della nostra epoca come tempo dell’incertezza permanente e della flessibilità universale, il cui fine ultimo sembra potersi condensare nella mera sopravvivenza individuale dell’“io saturato”  e post-identitario, gender-fluid e privatizzato, all’ombra del sociale e della politica, in forme sempre più prossime alla mera resistenza esistenziale quotidiana.
Diego Fusaro

You may also like

5 comments

Francesco Retolatto 11 Ottobre 2018 - 10:01

Siamo dopo la frutta. Dopo il caffè.
Siamo al conto. Che sarà caro e amaro.

Reply
Giorgio 11 Ottobre 2018 - 10:09

Per me è un articolo da sottoscrivere; il rimpianto è di non sapere scrivere come lui …

Reply
Cesare 11 Ottobre 2018 - 10:00

E la identità sessuale è la piu’ importante identità che abbiamo; ad un anno noi sappiamo se siamo maschi o femmine mentre non conosciamo ancora il nostro cognome,la nostra religione o nazionalità.E’ proprio per questo che la massoneria oligarachica, contrapposta a quella democratica, promuove gay e lgbt.Vogliono persone senza identità di qualsiasi tipo da manovrare e controllare sin dalla nascita in un mondo senza nazioni governato dalla dittatura finanziaria usocratica.

Reply
Giuseppe 14 Maggio 2021 - 1:23

Mi sembra che sfugga o sia sfumato in tutto il discorso il potere dei media. Invece è tutto lì .Tutto dipende da ciò che ti fanno pensare i media.Per fermare questo tragicotrsgico processo bisogna trovare il modo di salvare la libertà di pensiero dallo strapotere dei media. “La moda è moda” diceva Gaber. Tutto si piega alla moda. Il”così fan tutti” è la migliore arma di condizionamento sociale. La partita non è ancora persa. La vincerà chi riuscirà a controllare i media.

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati