Roma, 1 agosto – Se Paolo Berizzi fosse un meme – prego astenersi commenti sarcastici tipo “già lo è” – sarebbe quello di Drake: naso storto e smorfia di fronte alle immagini del raduno nazionale di Azione Studentesca, chiamato dai suoi organizzatori “Agoghé“, mentre viso soddisfatto e compiaciuto di fronte a quelle di “Guerrilla 2023“, il “campeggio dei giovani comunisti”. Insomma, immaginario forte sì, ma solo se sei comunista.
Agoghé o Guerrilla, questo è il dilemma
Le differenze ovviamente sono tante, ma per Paolo Berizzi – che di ragionamenti complessi proprio non riesce a farne – o è tutto bianco o è tutto nero. Letteralmente. In un'”inchiesta” apparsa oggi su Repubblica accusa (che poi di cosa dovrebbe spiegarlo) i giovani di Azione Studentesca di “ispirarsi all’educazione dei giovani Spartani”. Secondo il giornalista (Sic!) veronese il tutto dovrebbe trasudare sospetto. Poco importa se l’evento viene organizzato alla luce del sole, per lui ci sarà sempre del marcio in Danimarca, o meglio sul Lago di Garda. Strano che nella sua inchiesta non abbia citato Salò, la cittadina che ha dato i natali alla Repubblica Sociale, che guarda caso si trova proprio sulla sponda occidentale del Lago! Sarà materiale per un’altra inchiesta evidentemente: vuole proprio tenerci sulle spine… Insomma, dall’inchiestone non emerge nulla – as usual – se non che la gioventù identitaria si organizza, si raduna e si forma su determinate idee. Davvero strano! Però quest’articolo non vuole limitarsi a prendere per le mutande Berizzi, sarebbe troppo facile, ma spingersi verso una riflessione che parte da questa domanda: perchè l’immaginario “forte” può manifestarsi soltanto in un determinato contesto politico senza che questo venga messo sotto le lenti d’ingrandimento di una testata nazionale, mentre è sempre “minaccioso” se portato avanti da un campo politico diverso? Una doverosa premessa: questo ragionamento non vuole spingersi a chiedere il “bando” delle ideologie, perfino quella comunista. Non siamo reazionari e nemmeno borghesi: conosciamo il valore della lotta politica e sappiamo rispettarla perfino in coloro che non la riconoscono a noi. Parliamo appunto del campeggio del Fronte della Gioventù Comunista, battezzato dall’organizzazione con il nome “Guerrilla”: un chiaro e fin troppo esplicito riferimento alla lotta armata. Ora, dato che noi non siamo bacchettoni, della guerrilla degli altri non ci frega un tubo. Sarà che è organizzato al mare, sarà che il fascino “pasionario” ha tutt’altra presa sull’intellighenzia di sinistra, sarà che la maglietta invece che essere verde è rossa, sarà che “la falange audace cosciente e fiera dispiega al sole la rossa bandiera” è più sessantottino degli spartani e… “il coraggio di una scelta” meno marxista del “socialismo reale”. Eppure sulle foto social del FGC vediamo lo stesso stampo organizzativo, perfino quelle stesse attività che il Berizzi affibbia ai giovani di destra come fossero una colpa, inventandosi un personaggio come “Luca di Treviso” che fa boxe e si “allena duro”. Ma che l’ha preso da uno spot degli anni ’80? Vabe’… torniamo a noi, tutto questo per dire che evidentemente il “mito della forza” accomuna la gioventù su molti versanti, e per quanto ne voglia Repubblica è una realtà anche tra le file rosse. Però, come per magia, solo quello degli identitari diventa sempre un “campo d’addestramento”. Questa narrazione ha i suoi limiti ed inoltre ha veramente stufato, perfino i più moderati, che sui social fanno notare in massa a Berizzi di avere una leggerissima ossessione.
Berizzi e la moraletta antifascista
Ci troviamo quindi di fronte alla solita “moraletta antifascista” che si indigna se il guantone è tenuto da un militante di destra ma va in brodo di giuggiole se lo tiene un militante di sinistra. Non sarà scaduta e ammuffita questa visione del mondo? Sembra che la gioventù ricerchi dei messaggi e dei riferimenti forti, da tutte e due le sponde dell’arco parlamentare. Perchè la destra dovrebbe vergognarsi dei suoi raduni e la sinistra no? Quale scandalo si cela dietro la formazione ideologica di nuove generazioni, soprattutto dopo che per decenni questi stessi epigoni hanno pianto per il disimpegno ideologico dei giovani? La verità, per concludere, non sta nelle inchieste di Berizzi. Manco a dirlo. Però una cosa bisogna iniziare ad avere il coraggio di farla sapere: la vera violenza politica sta proprio nelle parole di chi colpevolizza i giovani solo perchè lui – lui e nessun altro – li ritiene una minaccia. La morale antifascista è il più brutale tappo messo sulla storia italiana negli ultimi settant’anni, ma dove perfino un Togliatti si sarebbe fermato, vanno in fondo questi tristi figuri da RSA. E sono pericolosi… perchè di riflesso investono qualcun altro di una santa, buona e giusta causa: quella anti, che così diventa un vero e proprio fondamentalismo. Lasciate in pace i giovani, zombie maledetti. Lasciate in pace pure i comunisti, che sembrano non cadere nel buonismo piddino, almeno negli slogan. Lasciateli esprimere e lasciateli gettare le loro idee nel ring della storia perchè il vostro sistema è fallito: fate provare altri! In fondo, anche la loro tanto decantata “democrazia ateniese” è stata sconfitta dagli opliti spartani: a Paolo sarà rimasto un po’ di rancore dai tempi del liceo?
Un mito per tutti i giovani
L’invito per la gioventù resta quello di prendersi ciò che vuole, i riferimenti che più gli sembrano consoni, senza paura di infastidire qualcuno o qualcosa. Prendersi quei miti che aiutano ad inventare nuovi percorsi perchè come chi ha letto Sorel dovrebbe sapere, essi non servono ad altro che ad “agire sul presente”. Berizzi non agisce sul presente, pensa solo a criminalizzare per tornaconto, imbalsamando il passato e chiudendo la storia in un infinito e noiosissimo loop. In più non credo abbia letto troppo… figuriamoci l’autore delle “Réflexions sur la violence“. Diceva sempre il filosofo e socialista francese: “è soprattutto lo spirito d’invenzione che bisognerebbe suscitare nel mondo. Ottenere un tale risultato vale assai più che accogliere l’approvazione banale di coloro che sono ripetitori di formule o che riducono il loro pensiero al servizio delle dispute di scuola”. Chiaro no?
Sergio Filacchioni