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Ben 48 ore da prigionieri politici: parola ai militanti tornati da Atene

by Sergio Filacchioni
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prigionieri politici

Roma, 3 nov – Sono rientrati ieri sera a Fiumicino i ventuno “prigionieri politici”, militanti di CasaPound Italia che la sera del 31 ottobre erano stati arrestati all’arrivo ad Atene: il motivo del viaggio della delegazione italiana era la commemorazione in ricordo di Manolis Kapelonis e Giorgos Fountoulis, militanti di Alba Dorata uccisi nel 2013 a colpi di pistola davanti alla sede del partito nel quartiere Neo Iraklio.

Prigionieri politici ad Atene

Ciò che si è consumato tra la notte del 31 ottobre e la giornata del 2 novembre è un abuso politico in piena regola che giornali, telegiornali e media si sono ben visti dal raccontare: questo perchè stavolta i “prigionieri politici” sono stati soggetti scomodi che non piacciono al sistema. Eppure ciò che si è verificato nella capitale Greca è stata la sospensione delle più basilari norme di diritto in nome di un’ipotetica minaccia “alla sicurezza nazionale”. Al ritorno dei ventuno ragazzi nessun media italiano si è premurato di venire ad ascoltare la versione dei fatti dei diretti interessati: tutti quanti, chi più chi meno, si sono accontentati di sbattere il mostro in prima pagina e poi – a conti fatti – lasciar passare. Senza nessuna accusa, senza nessun avvocato, senza telefoni e senza possibilità di comunicare con l’esterno ventuno cittadini italiani ed europei sono stati catturati dalle autorità e tenuti per oltre 48 ore in stato di fermo (arresto) in un carcere-centro di smistamento migranti. Un trattamento che il movimento non ha esitato a definire “spropositato” per le modalità e le forze messe in campo da Atene. Dall’Italia, come spesso accade, non è stato battuto nemmeno un colpo, nemmeno per smascherare l’operazione politica “dimostrativa” che ha voluto punire dei militanti politici per fare pubblicità ad un governo incapace di gestire la sicurezza pubblica. Nessuno si è chiesto, perchè per tutto l’arco del 1 novembredata della ricorrenza – si sono susseguiti scontri nella capitale, nonostante la “minaccia” giunta da Roma fosse parcheggiata in una cella? Forse perchè non erano i “neo-nazisti” italiani la minaccia alla sicurezza? Forse perchè la Grecia ha falle ben più gravi nei suoi apparati di sicurezza nonostante lo scenografico arresto degli italiani? Queste domande ovviamente rimarranno tra noi: nessuno in Italia, nemmeno trai banchi di un governo di centro-destra, ha avuto la dignità e il coraggio di porle. Nemmeno per decenza.

Parola ai militanti

“Ci hanno prima trasportati in furgone blindato di 40 anni fa con celle di un metro quadro per 4 persone, poi ci hanno sbattuto per più di 48 ore, senza uno straccio di accusa in un carcere per immigrati con i letti di cemento, le pulci e le pareti decorate con la mer*a di chi ci aveva preceduto, un bagno che sembrava una palude di ammoniaca e del cibo, che chiamarlo cibo sarebbe un’offesa”. In altri contesti e con altri personaggi queste parole sarebbero state sbattute sulle prime pagine di ogni giornale. Le raccogliamo noi – da commenti e post social – per rendere giustizia a chi ha subito un trattamento da terrorista soltanto per la sua appartenenza politica. A sinistra avrebbero alzato le barricate per una situazione del genere: immaginatevi se invece che Fascisti di CasaPound il “trattamento speciale” fosse stato riservato ad antifascisti o ragazzi di sinistra. Si sarebbe mossa Amnesty International. Possibile che perfino con questo governo l’Italia debba accettare supinamente ogni abuso e sopruso senza fare un fiato? In ogni caso, CPI non sembra intenzionata a cedere: “Continuiamo a ritenere insensata e sproporzionata la misura presa, tanto più perché legata al tentativo di impedire di commemorare due ragazzi assassinati – poi continua – Sappiamo bene che nonostante questa immotivata coercizione la giustizia è dalla nostra parte e per questo faremo causa alle autorità greche che ci hanno tenuto in stato di arresto per più di 48 ore”. Alla fine i giovani militanti – che oltre alla scomoda villeggiatura hanno subito l’ulteriore sopruso di essere espulsi da tutto il territorio greco fino al 2030 – hanno ricordato lo stesso i ragazzi assassinati: “Alle 19.05 del primo novembre – raccontano – ci siamo messi tutti in piedi, dritti e in fila nel nostro braccio col viso rivolto a quelle poche porzioni di cielo offerte dalle sbarre, poi il nostro presente è rimbombato tra le celle, seguito dalla parola Ἀθάνατοι che in greco significa immortali. Perfino gli agenti di sicurezza greci di turno hanno ammutolito per poi gridare in perfetto italiano ‘grandi ragazzi'”. Da una parte la volontà limpida di portare la propria simpatia – dal greco syn – pathos ovvero condividere la stessa sofferenza, che è qualcosa più di una semplice affinità – ad un popolo martoriato dalle rapaci politiche economiche della Banca Centrale e l’odio efferato di killer comunisti. Dall’altra parte la solita ipocrisia dei “buoni” che hanno dimenticato ogni criterio di giusto.

Sergio Filacchioni

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