Roma, 23 dic – C’era una volta la “Befana di Piazza Navona“, la tradizionale fiera natalizia fatta di dolciumi, presepi e artigianato del territorio. Ora non c’è più, sostitutita da Emergency, Amnesty International e cooperative sociali, in attesa della venuta dei grandi marchi multinazionali e trasformare definitivamente la tradizionale kermesse in un centro commerciale. Il tutto in nome della “trasparenza” e dell’adesione alle direttive europee. E’ la triste storia di una delle (poche) tradizioni popolari rimaste nella capitale, divenuta negli anni anche una importante attrazione turistica, che rischia di sparire per sempre. Se infatti già da anni la fiera aveva subito un ridimensionamento (da oltre cento “banchi” si era passati a poche decine) e l’atteggiamento nei confronti di commercianti e artigiani si era fatto sempre più vessatorio, quest’anno la decisione del commissario straordinario di Roma, Francesco Paolo Tronca, di annullare il bando in quanto nell’assegnazione ci sarebbero state delle incongruenze.
La motivazione data in pasto all’opinione pubblica è quella di fermare il “monopolio” della famiglia Tredicine, potente “lobby” romana delle caldarroste e dei banchi degli ambulanti, che gestirebbe anche la gran parte dei banchi della kermesse di piazza Navona. “Quella dei Tredicine è solo una scusa”, spiega al Primato Nazionale Paolo Padovani, presidente dell’associazione della Fiera di Piazza Navona. “Su settantadue nominativi totali solo dieci sono riconducibili ai Tredicine. Le altre sessantadue famiglie di artigiani e ambulanti, che verranno pesantemente danneggiate dal provvedimento, non vengono minimamente prese in considerazione. Ad esempio la mia famiglia costruisce e vende presepi in piazza Navona dal 1926, ma qui si parla solo di Tredicine”.
Ma a condurre la battaglia contro la tradizionale Befana di piazza Navona sembra essere il Pd romano e in particolare la presidentessa del I Municipio della capitale, Sabrina Alfonsi. “Le buste del bando per Piazza Navona sono state aperte il 27 ottobre scorso, ma lei solo il 20 novembre si è accorta che le cose non andavano”, spiega ancora Padovani. “In questo modo non abbiamo potuto presentare nessun tipo di ricorso”. E così si è poi arrivati a questo nuovo bando, riservato esclusivamente alle onlus e alle cooperative, al quale gli ambulanti non possono partecipare. “Ormai da anni la presidenza del I Municipio lavora per distruggere questa tradizione“, prosegue lo storico “preseparo” romano, “ora ci mette i suoi amici delle cooperative e Amnesty perché non sa come tappare il buco, ma non è questo che le importa davvero. In una dichiarazione fatta alla radio mesi fa aveva parlato del futuro della dicendo che l’avrebbero data ai ‘grandi nomi‘”.
Il tiro alla fine sembra proprio questo. E tra lo spettro della direttiva europea Bolkestein, che sembra pensata su misura per colpire le specificità del territorio, i richiami al politicamente corretto (vietata la vendita della porchetta perché “offende le altre religioni”) e le pulci fatte ai venditori di dolciumi, tutto sembra voler spianare la strada alle multinazionali del settore. Sul piano politico, oltre al senatore leghista Raffaele Volpi, che parlando della querelle intorno alla fiera di piazza Navona si è speso in “difesa del territorio e dell’identità” e ha messo in guardia sulla “svendita alle multinazionali”, in pochi sembrano aver voglia di difendere un pezzo di storia della capitale. Che in attesa dei “grandi nomi” toglie spazio ad artigiani e commercianti storici di Roma per darlo ad abusivi ed onlus di sinistra.
(Un video degli anni ’50 racconta la Befana di piazza Navona)
Davide Di Stefano