Roma, 23 giu – La Battaglia di Waterloo rimane indubbiamente uno degli scontri più epici della storia europea. Ancora oggetto di studi e ricerche, lo storico campo di battaglia continua a convogliare archeologi e semplici appassionati. Uno di questi è Tony Pollard, ricercatore dell’Università di Glasgow Center for Battlefield Archaeology. Nella nuova indagine geofisica Pollard sarà assistito da alcuni veterani in Belgio, nel famoso sito di guerra.
Che fine hanno fatto i cadaveri?
I ricercatori cercheranno tracce di fosse comuni, iniziando con un’analisi dei primi resoconti dei visitatori del campo di battaglia di Waterloo. Nel conflitto combattuto il 18 giugno 1815 tra i britannici e i prussiani contro i francesi di Napoleone, morirono decine di migliaia di persone. Nonostante le molteplici ricerche sono stati recuperati pochissimi resti umani nell’intera area. Secondo Pollard, però, la storia ci avrebbe lasciato tracce alquanto inquietanti. Almeno tre articoli di giornale degli anni ’20 dell’Ottocento facevano infatti riferimento all’importazione di ossa umane. Dai campi di battaglia europei queste finivano nelle isole britanniche per essere usate come fertilizzante.
Ossa usate come concime
Guide e diari di viaggio, uniti ai racconti della gente del posto, potrebbero rivelare le posizioni di tali fosse comuni usate da un fornitore di ossa. Pollard afferma che sulla base di questi resoconti e della nota importanza della farina d’ossa nell’agricoltura, potrebbe esser stata possibile la rimozione dei corpi della Battaglia di Waterloo per fini terribilmente lucrativi. La nuova ricerca potrebbe offrire dunque un quadro di ciò che è accaduto alle spoglie di migliaia di soldati che perirono in quello scontro epocale. Uno scenario lugubre che ancora una volta porta a riflettere sulle varie tecniche di sepoltura, pensando una volta in più alla cremazione.
Andrea Bonazza