Rimini, 21 ago – Può esistere un confronto fra uso/abuso di fonti fossili e rispetto dell’ambiente? Se sì, non passa certo dall’integralismo dell’una o dell’altra parte ma dall’individuare una sintesi, efficiente ed efficace, che cerchi di sviluppare le potenzialità di entrambe. Ne è convinto Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, la principale azienda petrolifera italiana e fra le più grandi a livello europeo e mondiale.
“Il gas e le energie rinnovabili sono il futuro, il binomio che ci può garantire di raggiungere gli obiettivi di Cop21″, ha spiegato Descalzi, in un dibattito al Meeting di Rimini. Uno strano accoppiamento, quello fra oro blu e rinnovabili, che Eni insegue da tempo: i forti investimenti nel gas naturale – idrocarburo sì, ma molto più pulito rispetto agli altri membri della famiglia dei combustibili fossili – sono noti da tempo e hanno consentito alla società di realizzare scoperte record come in Mozambico e nel delta del Nilo in Egitto, mentre più recente è l’impegno a favore delle rinnovabili. Scelta, quest’ultima, che ha spiazzato non pochi osservatori: se è vero, come scriveva Schumpeter nella sua analisi degli sviluppi economici, che non sono in genere i proprietari delle diligenze a costruire le ferrovie, allora Eni sta decisamente ribaltando il paradigma dell’economista austriaco. Descalzi è convinto della strada tracciata: “La sicurezza energetica (che egli pome fra gli obiettivi di Eni, ndr) non può prescindere assolutamente dall’ambiente”, tanto che, per fare un esempio, una fonte fossile inquinante e che ci portiamo dietro dall’ottocento come il carbone “deve sparire”.
Non solo ambiente, ma anche geopolitica. Il mediterraneo è una polveriera, anche per questioni legate proprio all’energia. La quale, però, da motivo di scontro può addirittura diventare strumento di dialogo: “La grande scoperta di Zohr – spiega Descalzi – messa a sistema con quelle fatte nelle acque di Cipro e Israele, hanno portato l’Egitto e Israele a parlarsi, e prima non era cosi‘”. L’energia, insomma, in questo caso “è diventata un’occasione di comunicazione”.
Filippo Burla