Johannesburg, 21 apr – Alla presentazione della nuova maglia ufficiale della selezione di rugby sudafricana per i mondiali 2015 si notava già qualcosa di diverso. Effettivamente dal petto della maglia era scomparso lo “springbok”. L’antilope (che rappresentava lo stato pre-Mandela) pur se non ancora cancellata del tutto, era stata spostata sulla spalla sinistra. Una prima mossa, certamente politica, per cominciare a nascondere un simbolo sempre meno politicamente corretto. Più politically correct è di sicuro la protea, fiore simbolo del Sudafrica, che in seguito all’ascesa dell’African National Congress, aveva preso il posto dell’animale nazionale in molti altri contesti e in tutti gli altri sport. In questi giorni l’argomento “springbok” è tornato sulla scena e a riportarcelo sono nuovamente coloro che stanno spingendo per una sorta di “damnatio memoriae” nei confronti di un simbolo, che ha in fin dei conti una valenza molto più tradizionale e culturale che politica. Ora però, lo springbok è a rischio cancellazione.
Infatti Strike Ralegoma, parlamentare dell’Anc, ha chiesto alla commissione sport e tempo libero di uniformare tutte le nazionali sportive del Sudafrica sotto un unico simbolo, che ovviamente non può essere quello dello springbok, almeno da quanto traspare dalle sue parole: “Per una trasformazione che abbia successo tutte le nazionali devono giocare con un solo emblema. La protea è usata in tutti gli altri sport, ma c’è la Saru che usa ancora lo springbok. E’ importante che abbiamo un unico logo”. Qualcuno spieghi a Ralegoma e a chi come lui, che la battaglia contro l’antilope non è e non può essere una battaglia politica. Quello che si sta cercando di cancellare è uno dei simboli culturali del Sudafrica, un pezzo di storia nazionale e in questo caso anche sportiva.
Piuttosto è una battaglia contro la propria storia. Fatto sta che il Rugby Sudafricano non riesce più a trovare pace e la federazione avrà di fronte un’altra questione da risolvere. Oltre alla costrizione a presentarsi alla RWC 2019 con almeno il 50% di giocatori neri, la nazionale sudafricana potrebbe persino dover rinunciare al loro simbolo. Simbolo che ovunque, in Africa, nel mondo, rappresenta loro. Non certo l’apartheid.
Edoardo Martino