Roma, 4 lug – Il buco nell’ozono sopra l’Antartide sta dando segni di guarigione: quello strappo nello strato di gas che ci protegge dai raggi ultravioletti del Sole sembra si stia restringendo per la prima volta dopo decenni.
Questo è quanto si legge su un articolo apparso su Science il 30 giugno scorso ad opera di un gruppo di ricercatori del Mit (Massachusetts institut of technology) capitanato dalla dottoressa Susan Solomon. Quando negli anni ’70 ci si accorse che alcuni gas che venivano usati come propellente di bombolette e come refrigerante per i frigoriferi, una volta dispersi in atmosfera, fungevano da catalizzatore per la distruzione della molecola di ozono nell’alta atmosfera, la comunità internazionale prese azioni incisive e immediate per mettere al bando l’utilizzo di tali sostanze, in maggioranza Cfc (Clorofluorocarburi), dal circuito della produzione industriale. Questo radicale cambiamento nelle nostre abitudini sembra che abbia portato ad un miglioramento nella situazione dopo circa 30 anni dall’introduzione dei primi divieti.
Il maggior assottigliamento dello strato di ozono avviene, per particolari condizioni ambientali, al di sopra della regione antartitca: qui il fenomeno è stato monitorato mensilmente per anni, fungendo da indicatore per la salute dell’ozono di tutta la Terra. Gli scienziati però non sono ancora del tutto sicuri che lo “strappo” si stia ricucendo, sebbene la dottoressa Solomon ritenga che vi siano i primi segnali di “guarigione” se si sa dove cercarli: il buco ha la sua massima estensione durante la primavera australe (da settembre a novembre), e la ricerca condotta dagli scienziati del Mit afferma che “La scoperta storica del buco nell’ozono in Antartide si è basata su osservazioni effettuate in ottobre, pertanto la guarigione non può essere considerata completa fintanto che in quel mese si osserverà il buco. Comunque ottobre non deve essere il mese in cui questo processo di guarigione emerge”. Nonostante ottobre sia il mese di massima espansione del buco, segnali di miglioramento si riscontrano nelle misurazioni da un anno all’altro, e soprattutto è stato osservato che questa riduzione dello strappo, ogni anno si palesa leggermente prima.
Per dare un’idea del processo attualmente in atto, la ricerca comparsa su Science pubblica un dato che fa ben sperare per il futuro: il buco nell’ozono si è ridotto, nel mese di settembre, di circa 4,5 milioni di km quadrati dall’anno 2000, il doppio della superficie della Groenlandia.
Paolo Mauri