Home » Amato che si allarma per la democrazia è come Biden che si attiva per la “pace”

Amato che si allarma per la democrazia è come Biden che si attiva per la “pace”

by Alberto Celletti
0 commento
Giuliano Amato democrazia

Roma, 2 gen – Giuliano Amato con la parola “democrazia” non potrebbe legare neanche in un universo parallelo. Parla in modo fin troppo chiaro la storia – mediocre, ma purtroppo anche dannosa – dell’ex presidente del Consiglio. Colui che ha deciso sempre tutto sulle spalle degli altri, eseguendo spesso ordini e diktat esterni, non potrebbe risultare più ridicolo, eppure riesce ad esserlo. Lo testimonia anche il suo vissuto politico, fatto di mesti galoppinaggi di bassissima lega. Fatto sta che Giulianone, ormai ai margini della scena da anni (ma purtroppo non della vita sociale di per sé stessa), ha deciso di rendersi più comico con l’ultima, triste uscita riportata anche sul Giornale.

Amato che difende la democrazia è una bella barzelletta

Quando non si ha nulla da dire, il jolly garantito è l’allarme democratico. Meglio se drammatico, appesantito dalla melensa incapacità di proferire alcunché di politicamente e socialmente rilevante. “Guardo all’anno nuovo con una buona dose di apprensione”, dice Amato parlando dell’ormai “inagurato” 2024. La colpa, ovviamente, è del governo. Si scrive centrodestra e si legge “premierato”, quello della nostra “destra populista” di Giorgia Meloni la quale “non ha la cultura politica di Reagan né della Thatcher né di Major. È un’altra cosa, che ha a che fare con l’ideologia dell’ostilità e del rancore. Ed è ancora più complicato sradicarla”. Perché non essere ancora più banali, caro ex premier, e lanciare il solito “odio” sbattuto ai quattro venti? Magari con quel pizzico di fascismo che, si sa, sta bene su tutto. Come il sale. E in effetti, il fascismo non poteva mancare, seppur citato “di sbieco”: “Giorgia Meloni  è stata capace di raccogliere scontentezze di varia natura: i perdenti di una battaglia lontana, i nostalgici di un fascismo che non c’è più, e i perdenti di oggi”. E poi: “Chi compare nella lista nera? Quelli con il reddito di cittadinanza, perché non è giusto che tu che non fai nulla percepisca più di me. Cosi come mi risulta intollerabile che un migrante occupi una casa popolare. Ecco, agli occhi degli elettori di destra populista questi da me elencati sono tutti esempi di trasgressione”. Riprovaci ancora, Giuliano. Anzi, non farlo affatto.

Non è servito neanche per Ustica

Un personaggio, il caro Amato, che oltre ad essersi guadagnato l’odio di generazioni intere di cittadini italiani per le sue tristementi note “azioni coatte” ai primi anni Novanta, ha deciso di rendersi ancora più futile e stucchevole con le sue uscite “da pensionato”. Su tutte, quella recente dei mesi scorsi su Ustica, quando l’ex leader di Palazzo Chigi aveva lanciato dirette accuse addirittura alla Francia, salvo poi ritrattare, anzi no, anzi forse. Qualcuno in quella occasione si era illuso che Amato, in evidente stato di età avanzata all’anagrafe, avesse voluto “liberarsi” un po’ la coscienza di qualcosa, e che – chissà – magari fosse addirittura consapevole del suo ruolo negativo da parte integrante della classe dirigente che ha condottto questo Paese alla rovina.  Povero illuso. O poveri illusi. Attendersi da personaggi simili, perfino in punto di morte, delle “rivoluzioni contenutistiche” è pura utopia, a quanto pare. Aspetto che, in occasione dell’ultima uscita appena pubblicata, è stato confermato pienamente.

La richiesta non può che essere naturale, nella sua umiltà: ma l’ex premier non potrebbe finalmente dedicarsi alla sua ricca pensione evitando di rendere la sua presenza ancor più indigesta di quanto già non sia? Ai posteri l’ardua sentenza.

Alberto Celletti

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati