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Altro che patriarcato e maschi alfa, Turetta era un insicuro cronico e pericoloso: le chat

by La Redazione
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patriarcato inventato

Roma, 7 dic – Le chat Whatsapp pubblicate nell’ultima puntata di Chi l’ha visto? sull’omicidio di Giulia Cecchettin dimostrano, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, come il cianciare di patriarcato a caso sia poco utile ad affrontare seriamente i problemi di un ragazzo,  Filippo Turetta, la cui pericolosità discende dall’esatto opposto della virilità, ovvero l’insicurezza e le attenzioni da elemosinare, spesso in modo ossessivo-compulsivo.

Il patriarcato inventato e la realtà: Filippo era un insicuro pericoloso

Probabilmente il problema sta esattamente lì: idenficare la sicurezza con la violenza e la prevaricazione, quando ovviamente non è sempre così. Un insicuro cronico può rivelarsi pericolosissimo, proprio perché incapace di gestire il mondo intorno a sé. E il caso di Filippo Turetta pare evidenziarlo con forza. Nella chat di Whasapp mostrata dal popolare programma Rai, il ragazzo altro non fa se non elemosinare le attenzioni della sorella di Giulia, Elena, non riuscendo a contattare direttamente la ragazza. “Puoi chiederle di accendere il telefono e di lasciarlo acceso?” esordisce. La sorella di Giulia risponde con un secco “no”, il che, per la estrema sintesi ci fa supporre precedenti conversazioni sulla stessa falsariga. Ovviamente Filippo non si ferma, frigna e piange lamentando “ingiustizia” nei suoi riguardi. Per poi scusarsi.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "18 Filippo Turetta HA VISTO? Ciao scusa puoi fare accendere il telefono alla giulia e farglielo lasciare acceso? 17:31 No 17:37� Perché?! 17:37 No non é giusto 17:39 Non puo non cagarmi per tutte ste ore 17:39 Mi aveva promesso ieri che mi scriveva durante la giornata 17:43 17:52 CHILHA VISTO Dille almeno che ti ho scritto 17:53 Filippo dalle un attimo di respiro 18:00 Di respiro da cosa 18:00 Mi aveva promesso che mi mandava qualche foto e video della giornata scusa Grazie 18:03 18:02"

Sicurezza non vuol dire violenza

Il quadro è vario. Essere troppo sicuri o troppo insicuri può portare a entrambe le direzioni (violenza e sanità). Ma identificare la sicurezza – come dicevamo prima – come violenza è forse l’errore peggiore che l’asfissiante propaganta “contro il patriarcato” ha prodotto in queste settimane successive al terribile omicidio di Giulia. Non capire che non sapere manco da che parte girarsi, sentirsi smarriti, orsacchiotti a letto o meno, può produrre effetti patologici estremamente pericolosi, è un limite enorme del pensiero dominante attuale nel rapporto tra i sessi. Non sentirsi sicuro di nulla e aggrapparsi a qualsiasi cosa può essere una fonte addirittura primaria di violenza: quella di chi non riesce neanche ad affrontare una separazione dalla propria ex fidanzata.

 

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