Austin, 29 giu – Una decisione senza precedenti è stata annunciata dal colosso del caffè globalizzato Starbucks: piani di assicurazione sanitaria per i dipendenti transgender. In buona sostanza si tratta di benefici sanitari per quei dipendenti che decidono di cambiare sesso: tra gli interventi che il re del frappuccino intende pagare ai suoi impiegati che ne facciano richiesta, c’è non solo la chirurgia di riassegnazione di genere, che già viene finanziata dal 2012, ma anche il rifacimento del seno, il trapianto di capelli, la femminilizzazione del viso. Tutti interventi che fino a oggi sono sempre stati considerati di natura cosmetica.
Ad annunciare la grane novità è la stessa Starbucks, che sul suo sito spiega come già da oltre un decennio la Fondazione per la campagna sui diritti umani stia monitorato se i principali datori di lavoro classificati nell’indice di uguaglianza aziendale offrano almeno un piano di copertura sanitaria inclusivo per i dipendenti transgender. Di loro, nel 2002, nessuno lo ha fatto. Nel 2009, lo hanno fatto in 49 e quest’anno in 750. Ma nessuno ha mai incluso nei propri piani quelle operazioni considerate puramente cosmetiche, ma che, a sentire i trans, possono essere dei veri salvavita, perché psicologicamente rendono il trans una persona “normale”. Viene da chiedersi a questo punto il motivo per cui un trans voglia per forza di cose sottoporsi a interventi che lo assimilino a una persona appartenente al tanto vituperato gender.
L’iniziativa di Starbucks, azienda nota per aver messo a punto l’arte di trasformare la “responsabilità sociale” in un potente strumento di marketing (come per esempio sull’immigrazione), è stata salutata con grande entusiasmo, e definita pionieristica. Prima di prendere la decisione, il colosso del caffè ha chiesto il parere del Wpath, l’Associazione professionale mondiale per la salute dei transgender, che ha pubblicato una guida di 120 pagine per i medici che trattano le persone transessuali, e ha chiesto quali fossero le cure migliori a cui un trans deve sottoporsi per evitare il suicidio.
Anna Pedri
Altra follia di Starbucks: paga cambio di sesso e chirurgia estetica ai dipendenti trans
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5 comments
Poi ci si chiede perché c’è questo degrado. Comunque lo schifo è limitato al mondo “occidentale”, e anche qui certe idee strampalate stanno volgendo al termine, per fortuna.
Sicuramente sfruttano i lavoratori ma gli fanno credere che lottano per i loro diritti.Il diritto di prenderlo in quel posto, si intende, non certo quello ad una vita sana e dignitosa con una famiglia composta da uomo e donna.Questi globalisti stanno assumendo sempre piu’ le caratteristiche di satanisti, per cui fare cio’ che è contro le regole di Dio è un piacere e un dovere
Ignobili e indegni, disgustosi e parassiti, infami vermi antifamiglia ……….a Sparta dovevate nascere……….da vomito.
Che articolo idiota…La “signora” Anna Pedri farebbe meglio a studiare anziché perdere tempo a scrivere boiate!
[…] che il gusto e la tradizione non appartengono per nulla alla multinazionale del caffè di Seattle. Insomma, “l’americanata” partorita dalle menti a stelle e strisce di Starbucks ha trovato […]