Milano, 28 dic – Tempo di cambiare la bobina e di addentrarci in un 2016 di pellicole che già nei primi mesi del prossimo anno torneranno a deliziarci, farci incazzare e magari sognare ad occhi aperti – da segnalare su tutti l’uscita di The Hateful Eight di Tarantino, Legend di Brian Helgeland, Macbeth di Justin Kurzel e soprattutto di Redivivo di Alejandro González Iñárritu. Prima di farlo però, ripercorriamo come in un grande flashback le dieci migliori uscite cinematografiche del 2015, tramite le battute più rappresentative. Motore. Ciak. Azione:
10. Kingsman – Secret Service di Matthew Vaughn:
“Sono una puttana cattolica, al momento mi sto godendo una relazione extraconiugale con il mio amante nero ed ebreo, che lavora in una clinica abortiva per le donne che fanno il militare. Ave Satana, signora, le auguro un piacevole pomeriggio”.
Un action-movie senza tregua, violento e divertente al punto giusto che non mancherà di divertire tutti i fan del regista di Kick-Ass – per “credere”, cercate in rete e godetevi la summenzionata scena in chiesa nella sua interezza. All’afono e balbuziente Colin Firth è tornata la voce.
9. Bone Tomahawk di S. Craig Zahler:
“Beh…so che la terra dovrebbe essere rotonda, ma non sono così sicuro di questa parte.”
Bone Tomahawk, un western-horror da custodire gelosamente e difendere con i denti. E la scure.
8. As the Gods will di Takashi Miike:
“Ora scherzi anche con Dio. Ma non è così. Dopo aver distrutto tutto ti sentirai un idiota. Solo una morte onorevole dà senso alla vita.”
Dio del cinema, se riuscissi a fare un capolavoro di film, non mi importerebbe di morire. Adesso è nelle tue mani. Dio del Cinema, esaudisci il mio desiderio! Ti prego, Dio del Cinema…e ad un certo punto il Dio del Cinema esaudisce le preghiere: Takashi Miike. As the Gods Will.
7. Suburra di Stefano Sollima:
Samurai: “Hai letto di Bacarozzo?!”
Malgradi: “Sei stato tu?”
Samurai: “…è stata Roma!”
6. Louisiana (The Other Side) di Roberto Minervini:
“Freedom is not free” (la libertà non è gratuita, ndr)
5. Non essere cattivo di Claudio Caligari:
Cesare: “Mi sa che noi siamo marziani”
Viviana: “Però me sa che abbiamo sbajato pianeta”
Non è un caso se dopo aver raccontato in Amore Tossico come l’eroina ha invaso i quartieri di Ostia, Caligari sia riuscito a portare a termine un solo altro film, a quindici anni di distanza. Il cinema fatto con gli occhi. Il cinema fatto di occhi.
4. La isla minima di Alberto Rodríguez:
“Non ti fidi di qualcuno come te?”
Ancora True Detective. O meglio “verdadero detective”: un noir spagnolo confezionato ed impacchettato alla perfezione per lasciare sull’asfalto bagnato solo cadaveri.
3. Beast of no nation di Cary Fukunaga:
“Ho visto cose terribili. E ho fatto cose terribili. Così, se ti racconto, diventerò triste…e rattristerò anche te. In questa vita voglio solo essere felice, in questa vita. Se te lo racconto penserai che sono una specie di bestia, o un diavolo. Sono tutt’e due queste cose. Ma ho anche avuto una madre, un padre, un fratello e una sorella…una volta. Essi mi amavano.”
Cary “True Detective” Fukunaga ha lavorato allo script per sette anni, e adesso Beasts Of No Nation è un film, prodotto da Netflix e lanciatissimo verso la notte degli Oscar.
2. A most violent year di Jeffrey C. Chandor:
“…ma la vera risposta alla tua domanda è che quando hai paura di saltare, Ian, è proprio allora che salti. Altrimenti finirai per rimanere nello stesso posto per tutta la vita. Ed io questo non posso farlo.”
Il 1981 è l’anno più violento di sempre, in quanto a numero di crimini registrati nella città di New York. In questo universo di confine Chandor – ma sarebbe potuto essere Friedkin, Cimino o De Palma – colloca l’universo di un uomo, il racconto della sua visione.
1. Victoria di Sebastian Schipper:
Sonne: “Come si chiama questa musica?”
Victoria: “È il Mephisto Waltz. Lo conosci? Si?”
Sonne: “Mephisto? Mephisto è…sarebbe come…il diavolo, no?”
Victoria: “Si, è il diavolo.”
Sonne: “Mi piace il diavolo”
Victoria: “Si, anche a me!”
La classifica era pronta, i migliori film del 2015. Pronti per lanciarsi in un nuovo anno di immagini impresse su emulsioni fotografiche. E poi arriva lei: Victoria. Una città. Una notte. Una ripresa. Victoria non è un film. Non è una rapina in banca. Victoria è la rapina in banca. Girato in un unico, grande piano sequenza. Due ore e diciotto minuti. Senza tagli. Senza CGI. Senza trucchetti economici o troppo costosi. Solo una, singola, ripresa. Victoria, di Sebastian Schipper.
Davide Trovato
1 commento
alcuni non li conoscevo. Louisiana è stato per esempio un grande incontro quest’anno.