Roma, 8 feb — Santa Chiara Ferragni da CityLife a Sanremo, era ora. Dopo il sermone sulla «bellezza autentica» declamato dalla regina del bisturi Diletta Leotta nell’edizione del Festival di Sanremo di tre anni fa, eravamo tutte orfane della milionaria di turno impegnata nell’operazione «nuoto nei soldi e nel privilegio ma sono rimasta una di voi».
Non basta più essere belle, devi fingere di avere delle idee
Quest’anno il gioco si è fatto grosso. Amadeus aveva dato fondo a tutte le scorte di belle donne che potessero articolare dei semplici concetti scrivendoli sopra un foglietto di carta per declamarli come le reginette di bellezza americane, perché siamo negli anni Venti del 2000, la fi*a non basta più, devi anche essere convinta di avere delle idee. Capito che fregatura ‘sto femminismo? Bei tempi, quelli in cui Pippo Baudo flexava gli stacchi di coscia di Claudia Koll e Anna Falchi, bei tempi quando la più grande preoccupazione delle co-conduttrici era quella di non ruzzolare giù dalla scalinata. Ora pure il temino sulla fame nel mondo e sul patriarcato cattivo che non ti permette di diventare fisico nucleare.
Santa Ferragni con il sudario glitterato
Ghe pensi mi, rassicura la Ferragni avvolta in un sudario glitterato con il trompe l’oeil delle proprie tettine, qui elevate a stimmate. Non prima di aver sfoggiato una stola Dior con la scritta ricamata «pensati libera», perché notoriamente le donne italiane girano con il burka e non possono prendere la patente di guida. I finti seni fanno esplodere i commenti sui social, incredibilmente Facebook si riempie di capezzoli che l’algoritmo si «scorda» di censurare: la moltiplicazione delle tette, ecco il primo miracolo di Santa Chiara, che si avvia al centro del palco per leggere l’omelia, che si disvela immediatamente nel temino delle medie letto con la voce che annuncia i treni alla stazione di Renate-Veduggio. Si è scritta una lettera, indirizzandola alla Ferragni bambina. A un certo punto le trema la voce. E’ emozionata, deve parlare di sé stessa davanti a 20 milioni di persone, non sapendo fare altro che parlare di sé stessa, e commuoversi per sé stessa.
La lettera-omelia
L’Ariston e le case degli italiani all’ascolto si trasfigurano in una gigantesca sessione dallo psicoterapeuta, ma stavolta è il paziente a batter cassa, centomila euro per esser precisi. Abbiamo pagato la Ferragni cento testoni per ascoltare le sue paturnie, per sentirla dire che «In qualunque fase della mia vita c’era un pensiero nella mia testa: non sentirmi abbastanza».
In che mondo vive la Ferragni?
Una prosopopea lancinante, che si destreggia tra frasi che le liceali si scrivono sulla Smemoranda e i meme di Alpha Woman: «Le sfide più importanti sono con noi stessi», «Goditi il vento, anche i momenti di ansia. Piangi, arrabbiati, urla se devi. Fanno parte di te», «Ho imparato che se una cosa ti fa paura è quella giusta. Solo rischiando si vince contro le insicurezze nella tua testa», «Abbiamo tutti la scritta fragile sulla nostra pelle». Insomma, l’hanno buttata tra i lupi e ne è uscita capobranco, la Ferragni che non manca di chiosare con la bacchettata d’ordinanza al patriarcato. «La nostra società ci ha insegnato che quando diventi madre sei solo una mamma. Ti fa sentire in colpa. Un trattamento che non è mai riservato agli uomini che lavorano».
Crede (e soprattutto vuol farci credere) che stiamo vivendo nel mondo distopico di the Handmaid’s Tale, probabilmente, perché alla fine si sente di ricordarci che «Essere una donna non è un limite», qualcuno le spieghi che a Palazzo Chigi non è stata presa dai talebani. L’ha scritto tutto da sola, precisa un inorgoglito Amadeus. E meno male, pensa scoprire che aveva pure pagato un ghost writer. E questa era solo la prima serata.
4 comments
Donna totalmente truccata donna finita. Salvo a carnevale.
sto cz di festival è diventato un ricettacolo di cattivi maestri
Mostruoso esempio di sex-unappeal!brutta e cattiva.
Brutta e cattiva.