Roma, 15 dic – Vicino a Siracusa si trova una regione, la Targia, molto particolare. Qui infatti nasce una sorgente d’acqua dolce dal corso molto breve che, trovandosi a stretto contatto con il mare l’acqua non raggiunge la salinità base e ciò ha permesso lo sviluppo di un ecosistema vario e unico al mondo. La Targia, però, è anche terra di valorosi soldati. Gaetano Arezzo fu uno di questi.
IL SOLDATO E IL MARE
Gaetano Arezzo nacque il 31 luglio 1911 a Siracusa da Margherita Deodato e Antonino, entrambi baroni di Targia. Frequentò e si diplomò al liceo classico Gargallo e, compiuti 16 anni, iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Livorno uscendone con il grado di sottotenente. Appena quattro anni dopo venne promosso a tenente di vascello e posto di stanza a Pola presso l’unità addestrativa locale. La sua nuova casa diventò il sottomarino Medusa. Il 30 gennaio 1942, però, il mezzo venne attaccato dal sommergibile inglese HMS Thorn. Fortunatamente Arezzo era sul ponte con altri ufficiali quando il siluro impattò sul Medusa facendolo saltare in aria. Ferito ad un piede, ad una spalla e ad un occhio cercò, purtroppo invano, di salvare i suoi compagni. Solo lui e un altro ebbero salva la vita quel giorno.
LA MORTE NEGLI ABISSI
Ancora in recupero dalle ferite di guerra, Gaetano Arezzo venne posto a capo del sommergibile Uarsciek con il grado di comandante. Il mezzo apparteneva alla X° Flottiglia MAS ed era di stanza a Siracusa. Il compito di Arezzo era di controllare la via di un importante convoglio di navi italiano che avrebbe dovuto trasportare armi e munizioni ai soldati in Nord Africa. Gaetano Arezzo pensò bene di perlustrare la zona di Malta, luogo infestato dai sottomarini inglesi. Uno di questi, l’HMS Ultimatum lanciò un siluro alle 3 di notte contro il mezzo italiano. Il proiettile schivò lo scafo dell’Uarsciek in quanto Arezzo diede ordine di far scendere improvvisamente il mezzo al momento opportuno. Sentendo dei rumori provenire dall’interno, come se il sottomarino stesse collassando su se stesso, Arezzo ordinò la risalita immediata. In men che non si dica l’aeronautica inglese lo individuò e lo distrusse uccidendo gran parte dell’equipaggio.
A Gaetano Arezzo è stata intitolata una medaglia d’argento al valor militare: “Comandante di sommergibile di elevate capacità professionali, partecipava con sereno ardimento ed eroico spirito aggressivo alla battaglia mediterranea di mezz’agosto, attaccando decisamente un numeroso convoglio nemico potentemente scortato da forze navali e aeree. Col tempestivo ed efficace lancio di siluri, infliggeva sicure perdite alla formazione avversaria, provocando il siluramento e l’affondamento di unità da guerra e mercantili, dimostrava nell’ardua brillante azione elette virtù militari e tenace volontà di vittoria” e una medaglia d’argento al valor militare alla memoria: “Valente comandante di sommergibile nel corso di ardua missione di guerra, avvistata nottetempo una formazione navale avversaria, muoveva in superficie arditamente all’attacco. Nonostante il sommergibile fosse stato scoperto, riusciva con abile manovra a silurare un incrociatore avversario. Sottoposto a violenta caccia da parte di tre siluranti nemiche, nella impossibilità di resistere più a lungo in immersione per i notevoli danni riportati, emergeva nell’intento di affrontare in superficie le preponderanti forze avversarie. Nell’ardito tentativo, mentre raggiungeva il proprio posto di combattimento in torretta, cadeva colpito a morte da raffica nemica”.
Tommaso Lunardi
Eroi dimenticati: Gaetano Arezzo, il barone di Targia
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