Roma, 17 nov . Opportunamente Stelio Fergola nel numero di novembre de Il Primato Nazionale ha fatto propria una riflessione di Galli Della Loggia secondo la quale l’affermazione che le guerre non abbiamo mai risolto nessun problema è un’affermazione perentoria e come tale è palesemente falsa perché unilaterale ed incapace di cogliere la complessità della realtà storica.
Dipende infatti dalla natura dei problemi che la guerra intende risolvere dal momento che, sottolinea lo studioso italiano, non pochi problemi la guerra li ha risolti .Sia sufficiente pensare alle innumerevoli guerre per l’indipendenza nazionale. Per quanto riguarda le altre problematiche, sottolinea lo studioso italiano, bisogna intendersi su che cosa significa risolvere. Ebbene, prendendo spunto da queste considerazioni certamente anticonvenzionali in un Paese come l’Italia nel quale cattocomunismo e pacifismo (laico e religioso) giocano un ruolo rilevante, ci limitiamo a verificare dal punto di vista storico la legittimità di queste riflessioni a nostro avviso profondamente realiste facendo riferimento a tre episodi storici che hanno cambiato non solo il volto dell’Europa ma del mondo.
Il primo esempio è la guerra dei sette anni che si svolse dal 1756 al 1763 e che vide come protagonisti Inghilterra, Francia, Russia, la Monarchia asburgica, il Sacro Romano Impero, il regno di Spagna, il regno di Prussia e il Regno di Svezia. I continenti coinvolti furono Europa, America, India e Africa. Grazie alla lungimiranza politica del primo ministro inglese William Pitt il Vecchio che volle spostare il centro di gravità della guerra dall’Europa alle colonie francesi in America e all’India, alla fine della guerra l’Inghilterra non solo era cinque volte più grande a livello territoriale di quanto fosse prima della guerra dei sette anni e del Trattato di Parigi del 1763, ma conseguì il controllo del commercio marittimo mondiale .
Il secondo esempio è quello relativo alla guerra di indipendenza americana che iniziò nel 1775 e si concluse solo nel 1783. Dal momento che le colonie d’oltreoceano erano utilizzate dall’Inghilterra come fonte di materie prime e come una vasto mercato volto a sostenere l’industria manifatturiera inglese, le colonie americane non ebbero altra soluzione che procedere ad una guerra di indipendenza grazie alla quale gli Stati uniti d’America divennero una delle potenze mondiali destinate a cambiare il volto del mondo .
Infine il terzo esempio riguarda la nostra nazione. Grazie alle guerre di indipendenza contro l’impero asburgico, che si svolsero dal 1848 al 1866, l’Italia divenne uno stato unitario.
Infine il lettore ci permetta una considerazione, ancora una volta storica, che riteniamo provocatoria e relativa al pacifismo irenico che una parte autorevole della Chiesa Cattolica promuove anche attraverso le Acli e la Caritas. Per secoli questa istituzione ha esercitato un potere militare ed economico di immense proporzioni e, per giustificarne la legittimità, la Chiesa si servì delle sottigliezze delle argomentazioni teologiche sulla guerra giusta di Sant’Agostino (La Città di Dio), di San Tommaso (Sintesi teologica), di Sepulveda(Democrate secondo) e Suarez (Sulla guerra). La fine del potere temporale della Chiesa, determinato anche dalla Breccia di Porta Pia nel settembre del 1870, ha certamente contribuito a indurre una parte autorevole e influente sul piano politico della stessa a rivalutare il pacifismo e a condannare l’uso della guerra da parte degli Stati.
Giuseppe Gagliano
Comprendere la realtà storica: ecco a cosa "serve" la guerra
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