Roma, 12 ott – Ma quale analfabetismo funzionale: le fake news nascono perché chi le diffonde sente mancare la terra sotto i piedi e, come una bestia ferita, tenta l’ultima carta per rimanere a galla. Prova ne sia il caos mediatico scatenato in questi giorni di risalita dello spread, con una sequela di bufale sparse urbi et orbi da quell’intellighenzia sempre pronta ad indicarci la retta via salvo schiantarsi di fronte alle sue stesse falsità.
Croce e delizia è il default. Spettro ingovernabile, ad ogni fiammata dello spread il rischio fallimento sovrano è il primo ad essere gettato nella mischia. Il paragone più comune è quello con l’Argentina, peccato che i sedicenti economisti dimentichino che la nostra economia e quella di Buenos Aires siano sensibilmente differenti (e quindi con capacità diverse di reggere a shock esterni) ma accomunate – almeno per quanto riguarda il drammatico fallimento del 2001 – da un fattore: una moneta ancorata ad un’altra in regime di cambio fisso. Che poi è lo stesso discorso del “faremo la fine della Grecia”, che fino a prova contraria è guarda caso ancora all’interno della moneta unica.
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Nei giorni scorsi è stata poi la volta dei conti correnti. Protagonista Davide Serra, finanziere renziano di stanza a Londra noto per aver speculato sulle banche popolato nelle more della riforma promossa proprio dal governo che appoggiava, nonché conosciuto ai più per qualche problema con l’aritmetica di base. Non più tardi del 9 ottobre, Serra metteva in guardia i risparmiatori: “Sappiate che tutti i Conti Correnti delle Poste, di Banco Poste e assicurazione Poste Vita sono di fatto investiti in Debito Pubblico. Qui stanno scommettendo i vostri risparmi. Il giorno lo stato non paga il Debito perché salta, voi non avete più risparmi in banca. Semplice”. Tralasciando le acrobazie ortografiche e sintattiche, il tweet del fondatore del fondo Algebris è un concentrato di idiozie a partire dalla possibilità che lo Stato “salti”: non più tardi di ieri, JpMorgan (non propriamente un soggetto “sovranista”) ha spiegato che i nostri fondamentali sono in buona salute e che a fronte di qualche rischio in più, questo è già prezzato all’interno dello spread. Insomma, nessun default all’orizzonte. E i conti correnti sono sempre garantiti fino a 100mila euro. Di più: l’unica volta che vi misero le mani, governo Amato, fu per rientrare nei parametri di Maastricht. Certo servirebbe qualche lezione di finanza, che Serra probabilmente non ha seguito anche per quanto riguarda i titoli del debito. Perché è vero che, essendo aumentati i rendimenti, è calato il valore di mercato dei titoli. Ma questa è una faccenda di natura puramente contabile dato che a scadenza lo Stato rimborserà il suo valore nominale, non un euro di più e non un euro di meno. Il problema, semmai, è per chi specula: una categoria nella quale non rientrano la stragrande maggioranza dei cittadini che investono in Bot e Btp. Questo a dimostrazione di quali sono gli interessi che l’eminenza grigia del Pd intende difendere.
L’apice lo si raggiunge però con il discorso dei mutui. Qui si schianta ogni possibile chance di dialogo: se l’interlocutore mette in correlazione spread e rata da pagare per l’acquisto della casa, allora significa che la malafede ha toccato la vetta. Sì, una correlazione esiste. Debole, ma c’è. Peccato sia il contrario di quello che gli euroinomani vorrebbero: alla crescita dello spread Btp-Bund, i tassi medi a tre mesi sono rimasti stabili (chi ha invece un mutuo e tasso fisso non ha di che preoccuparsi perchè è…fisso) se non addirittura leggermente calati. Insomma, non esiste alcuna correlazione fra aumento dello spread e aumento dei mutui. Con buona pace di Maurizio Martina, che ieri ha racimolato l’ennesima magra figura in diretta ad Agorà su Rai3. Dimostrando chi ne (s)parla probabilmente non ne ha mai stipulato uno.
Filippo Burla
3 comments
I quaquaraquà non sanno piu’ che balle inventarsi per provare a depredare del tutto il popolo italiano e renderci simili alla Grecia, da poco costretta a vendere le sue isole ai tedeschi
L articolista non conosce le corrette dinamiche :
uno pread elevato riduce il prezzo dei titoli di stato in pancia alle banche che di conseguenza all’ unisono potrebbero decidere quasi certamente di aumentare gli spread dei NUOVI mutui.
Senza contare poi la probabile e contestuale stretta creditizia sulle NUOVE erogazioni
Antonio sei un pallonaro… Lo spread dei mutui non c’entra col differenziale in questione. Il problema di questi criminali è che non vogliono partiti sovranisti, perché gente come Moscovici fa parte degli usurai.