Roma, 12 ago – Parlando della Bologna del dicciottesimo e diciannovesimo secolo non si può che pensare ad una città colma di ispirazioni, fulcro di grandi personaggi, reduce di secoli di gloria letteraria e culturale. Nella città tanto elogiata da Leopardi, Carducci e Dante, spicca una figura in particolare: Pasquale Rizzoli, gigante della scultura italiana oggi purtroppo quasi dimenticato.
Rizzoli nasce proprio nella “Dotta” il 9 Aprile 1871 da una nota famiglia di mercanti.
Mostra fin da subito un grande interesse per le arti e attira l’attenzione di Carlo Monari, noto scultore dell’epoca, che lo indirizza verso l’arte scultorea. Su consiglio di Monari la famiglia lo iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Bologna, dove diviene allievo di Salvino Salvini, altro noto scultore, dal quale attinge il concetto di monumentalità a lui tanto caro.
Il Rizzoli in questo periodo è un giovane brillante, dedito all’Arte Nuova (o Liberty, o Art Nouveau) e presto matura una vera propria espressione di italianità, tant’è che il maestro lo inizia appena diciasettenne alle mostre internazionali, prima tra tutte quella del 1888 a Bologna.
Nel periodo seguente il giovane scultore partecipa a numerosi concorsi ed esposizioni e realizza una quantità di opere che gli procurano una buona fama, tra le quali tombe e monumenti commissionati dal comune. Pasquale Rizzoli raggiunge l’apice della notorietà con il celebre monumento ai caduti dell’8 Agosto 1848, giorno in cui i bolognesi si sollevarono contro gli austriaci. In questo periodo si sposa con Adelinda Serrazanetti e partecipa ad un’altra esposizione internazionale, quella del 1906 a Milano. Nonostante la maggior parte dei monumenti siano stati ricollocati o riposti, quello ai caduti dell’8 agosto 1848 è tutt’ora visibile in tutta la sua imponenza ai giardini della Montagnola, storico parco della città di Bologna.
Il suo stile, in questo periodo, spazia dal realismo all’amato “Liberty”, con una gamma di dettagli e decorazion di qualità. Oltre al memoriale della Montagnola sono da ricordare il “Genio del Fuoco” (allegoria del fosforo, con il quale si fabbricano i fiammiferi) e il bronzo della cella Magnani, entrambe opere poco conosciute ma straordinarie e rivoluzionarie dal punto di vista artistico.
Negli anni ’10 del novecento stringe amicizia con il noto pittore Adolfo de Carolis, dal quale trae ispirazione, in particolare per le opere: il Monumento “Zanetti-Cassinelli”, il “Genio della Bonifica” (oggi collocato a Latina) e la tomba della famiglia Melloni, un’intera cappella piena di bronzi di valore inestimabile.
La sua attività continua anche dopo la Grande Guerra: sono di questo periodo due bassorilievi, il “Giordani” e il “Gardi”, particolarmente ben riusciti nel loro genere.
Durante il fascismo la sua attività prolifera particolarmente, sempre con vari bronzi e marmi commissionati da comune e privati, di notevole importanza il monumento “Trentini” e il “Generali”.
Terminato il Ventennio e la guerra, oltre a stravolgersi il destino del mondo, muta notevolmente anche il gusto artistico generale. Pasquale Rizzoli critica molto la direzione che il pubblico sta prendendo: egli afferma come non stia solo cambiando ma, anzi, degenerando in maniera alquanto discutibile. In questo periodo i suoi servigi sono meno richiesti e lui stesso, pur cercando l’impiego, non si impegna più più come un tempo, un po’ per la vecchiaia, un po’ per il clima a lui ostile.
Muore nel 1953, a 82 anni, dopo un’intera vita fatta di successi, di lavoro e fatica per la propria città e per la propria nazione. Un artista che oggi, per la sua tenacia e il suo genio tutto italiano, andrebbe sicuramente riscoperto e celebrato.
Giacomo Morini
Un genio italiano nella scultura del '900: Pasquale Rizzoli
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1 commento
Purteoppo negli anni la montagnola è stata trasformata in un bivacco di tossici e di spaccio….e indovinate grazie a chi?!