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Testa, stimoli e forza di volontà: la ricetta per diventare campioni del mondo

by Renato Montagnolo
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david-luiz-piangeRio de Janeiro, 10 Lug – Ieri notte si è conclusa ai calci di rigore la seconda semifinale del campionato del mondo: l’Argentina ha vinto contro l’Olanda e andrà ad affrontare, domenica sera, la Germania.

La disfatta del Brasile e la partita a scacchi tra Argentina e Olanda sono già state analizzate da molti commentatori e addetti al mondo del calcio. La maggior parte di questi commenti, però, ha tralasciato un aspetto, se non il più decisivo, uno di quelli che ha inciso maggiormente sul risultato.

Andiamo con ordine, partiamo dalla prima partita, quella che ha visto la Germania surclassare la Seleção. Prima della partita, Mourinho aveva proposto una possibile chiave di lettura del match: “Dal punto di vista mentale i tedeschi sono freddi, affrontano bene la pressione, e sanno come gestire tempi diversi ed i diversi momenti di gioco. Se stanno perdendo non si fanno prendere dal panico. Se stanno vincendo rimangono calmi”.

A differenza dei tedeschi i brasiliani sono un popolo caldo, istintivo, emotivo. Questa passione ha letteralmente trascinato la squadra fino alla semifinale: ogni evento positivo, infatti, ha dato coraggio e trasmesso carica alla squadra.

Nei quarti di finale, però, si sono verificati due eventi negativi inaspettati: l’infortunio di Neymar, il giocatore più importante dei verdeoro, e la squalifica di capitan Thiago Silva. La carica passionale si è trasformata in paura. La Seleção ha cominciato a sentire troppo la pressione mediatica e sociale di un intero paese.

Per risolvere questi problemi, la Federazione brasiliana si è affidata a una psicologa. Facendo così, mentalmente, i giocatori brasiliani si sono focalizzati sui loro problemi, non sull’obiettivo e sulla preparazione mentale per ottenere il risultato prestabilito.

La preparazione del match da parte di Scolari non ha aiutato. La conferenza stampa con Thiago Silva, per esempio, ha fornito un alibi alla squadra: ci avete tolto i nostri giocatori simbolo, la partita non è ad armi pari. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: dopo il primo gol tedesco, il Brasile si è disunito, ha perso sicurezza. Al secondo gol la Seleção è crollata: mister 50 milioni, all’anagrafe David Luiz, sembrava un giocatore di terza categoria, Julio Cesar un ragazzino capitato lì per caso – solo per citare due colonne della nazionale brasiliana.

E così il Brasile ha fallito l’appuntamento con la storia. Così come l’Olanda, eliminata ai calci di rigore dopo che, contro la Costa Rica, gli stessi calci di rigore gli avevano sorriso. In quell’occasione era stato Louis Van Gaal a dimostrare quanto l’aspetto mentale può influire sulle prestazioni di un giocatore. Tim Krul, prima di quel quarto di finale, non aveva certo la fama del para-rigori: c’era riuscito solo due volte in carriera. Quando è entrato in campo, però, tutti hanno avuto la stessa sensazione: sarà decisivo. Il cambio di Van Gaal, difatti, è stato determinante: il c.t. ha responsabilizzato il secondo portiere, gli ha fornito un obiettivo preciso. E Krul non ha deluso. Certe situazioni, però, difficilmente si possono ripetere: Van Gaal, quindi, non ha ripetuto la scelta nella semifinale con l’Argentina, uscendo sconfitto.

romero.argentina.parata.2014.356x237La Selección ha raggiunto quindi il proprio appuntamento con la storia. Seguendo quasi tutte le partite dell’Argentina, ho visto una squadra sicura di sé, consapevole sia dei propri limiti che della propria forza. Una squadra con in testa l’obiettivo da raggiungere e che non cerca alibi: quanto si è sentito parlare delle assenze di due campioni di prima fascia come Di Maria e Aguero?
L’obiettivo dell’albiceleste vale più di un infortunio. L’Argentina vuol far piangere i brasiliani così come successe a Italia ’90: lo dice il coro cantato sia dai tifosi argentini che dallo spogliatoio biancoceleste, lo dimostrano i fatti – https://www.youtube.com/watch?v=j8FkT8OVoiI.

In quest’ottica, il leader carismatico della Selección, Javier Mascherano, ha saputo motivare perfettamente il suo portiere prima dei rigori decisivi: “Oggi è il tuo giorno, oggi diventerai un eroe”. E Romero, portiere mediocre passato dalla Serie A senza lasciare il segno, è riuscito a bloccare due tiri degli Orange.

Nonostante ciò, se l’Argentina mi ha convinto sotto l’aspetto mentale, ho visto un giocatore fuori dal coro, il pluri-pallone d’oro Messi. Guardando la sua faccia durante la partita con l’Olanda, mi è sembrato di vedere un ragazzo incapace di reggere la pressione del confronto con Maradona: dover vincere ed essere decisivo per eguagliare l’idolo di un’intera nazione non è sicuramente una sfida semplice, a livello personale. Messi ha sinora dimostrato di non avere il carisma e la leadership di Maradona. Queste sono doti innate, se non ci nasci non le costruisci.

Nonostante ciò, in vista della finale, secondo S. Tavoletti, mental coach molto apprezzato nel mondo del calcio, “strategie, strumenti e tecniche varie” potrebbero aiutare Messi. “Fargli venire l’acquolina in bocca, lavorare sulle emozioni, fargli immaginare l’obiettivo raggiunto”: questa potrebbe essere la strada giusta per ritrovare il giocatore più decisivo della storia del Barcellona. Riusciranno Sabella e lo staff della Selección a stimolare al punto giusto Messi? Non è dato saperlo.

Una cosa è certa: anche questo aspetto, influirà sulle sorti della finale mondiale di domenica prossima. Perché negli appuntamenti con la storia non bastano tecnica e tattica, servono testa, stimoli giusti e forza di volontà.

Renato Montagnolo

 

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Testa, stimoli e forza di volontà: la ricetta per diventare campioni del mondo | aggregator 10 Luglio 2014 - 8:12

[…] Testa, stimoli e forza di volontà: la ricetta per diventare campioni del mondo […]

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