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La forma dell'acqua: una pozzanghera di sentimentalismo spiccio

by Davide Trovato
7 comments

Roma, 18 feb – Ve lo ricordate Il mostro della laguna nera? Un cult tra i monster movie della Universal, targato 1954 e firmato da Jack Arnold. Jack all’epoca era un giovane e promettente cineasta con alle spalle una candidatura all’Oscar. Non il più grande, ma certamente non l’ultimo dei registi che hanno cavalcato la grande onda fanta-horror degli anni ’50 (contribuendo peraltro a colorare l’immaginario di quel movimento musicale per il quale il mondo sarà sempre grato: la surf’n’roll-wannabe BeachBoys music).
Accade quindi che Jack, scaltro come una trota e rimasto all’amo della Universal, pensa: si può fare! Un mezzo uomo, mezzo mostro…spaventerà per quanto umano e non viceversa. In parole povere, famo King Kong al mare. E come ogni King Kong che si rispetti, ovviamente Jack ha ben chiaro quale sia l’elemento tragico della commedia umana da evidenziare, l’ineffabile motore portante nonché fiamma dell’industria cinematografica tutta: la fica.
Un successo mondiale. Una delle prime opere distribuite in 3D nella storia del cinema. Ladies and gentlemen, parliamo del millenovecentocinquaquattro.
locandina la forma dell'acquaDue bracciate alla volta, arriviamo invece ai giorni nostri. A sessantaquattro anni di distanza ed in concomitanza con l’affermarsi del movimento #Metoo, arriva nelle sale italiane La forma dell’acqua (The Shape of Water), ultima pellicola di Guillermo del Toro (Hellboy, Pacific Rim) e pluripremiato e preannunciato award-winner: Leone d’oro come miglior film a Venezia, miglior regista e migliore colonna sonora originale ai Golden Globes, 13 (TREDICI) candidature agli impellenti Oscar.
Con qualche piccola concessione e divagazione di contesto, la struttura narrativa suona la solita vecchia solfa: i buoni catturano il mostro, la bella incontra la bestia, se ne innamora…e i buoni diventano cattivi. Solo che qui entra in scena la vera novità del film. Il colpo di genio che tanti si aspettavano da Guillermo del Toro: la bella…fa schifo. È una nana italo-americana, muta, che balla il tip tap (lo so, pare una barzelletta). E non finisce qui, i suoi migliori amici e sodali sono un anziano pubblicitario gay e una cicciona di colore. Freak noiosi, emotivi ed empatici, che sognano come impiegati o casalinghe alla vigilia del boom economico. Il povero Jack Arnold (il dio del cinema l’abbia in gloria, ndr), con le sue immaginifiche ed erotiche riprese sott’acqua, si starà rivoltando nella tomba.
Del Toro invece no, lui gongola mettendo in scena l’ennesimo circo Barnum dell’esistenza, la Justice League di Potere al Popolo, con il solo obiettivo di veicolare un (nuovissimo ed originalissimo) messaggio: perché temere il diverso? In fin dei conti siamo tutti umani. Io, voi, la nana muta, il gay pelato, la nera cicciona che straparla, pure il mostro della laguna. Amiamoci, volemose bene, accoppiamoci tutti sott’acqua e balliamo il tip tap. È il sentimentalismo amoroso che salverà il mondo. Quello melenso, sdolcinato, banale, che ti avvolge il cervello come melassa. Basterà cantare come Shirley Temple in un remake grottesco di Lalaland e la felicità (cioè il successo commerciale) sarà alla nostra (cioè di Del Toro) planetaria portata.
Ma sapete che vi dico? Senza fica, senza tragedia, senza alcuna tensione eroica, la forma dell’acqua…è una busta de piscio.
Davide Trovato

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7 comments

Raffo 18 Febbraio 2018 - 2:43

Un film di chiara ispirazione comunista pseudo buonista……..se non sei sfigato,sodomita,gender o drogato non vali un cazzo. Che bella umanità.

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Roberto 18 Febbraio 2018 - 7:18

Che eleganza. Complimenti.

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Stefania 18 Febbraio 2018 - 9:02

Chi ha scritto questa recensione ne capisce di cinema quanto io ne capisco di teoria delle stringhe. E sono stata clemente.

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George KAPLAN 19 Febbraio 2018 - 1:17

Stupenda recensione… è bello sapere che ancora qualcuno fuori dal gregge del politicamente corretto riesca a ragionare.

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cenzino 19 Febbraio 2018 - 11:08

Grandissima recensione, molto più seria dei servili seriosi caporioni recensori delle testate giornalistiche che ben conosciamo.

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occhio di pernice 20 Febbraio 2018 - 6:05

più che il PRIMATO NAZIONALE sarebbe più corretto IL PRIMATE NAZIONALE

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Michele 24 Febbraio 2018 - 7:36

L’ho visto ieri sera è trovo questa recensione colorita ma pertinente. Allineandosi al linguaggio qui sopra direi che mi ha fatto abbastanza cagare.
. scontato come pochi. Se questo è da 13 oscar jeeg Robot d’acciaio (affine per storia fantastica) ne vale 1000…

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