Roma, 25 gen – Più va avanti la campagna elettorale e più emergono i punti di attrito tra gli alleati del centrodestra. E non si tratta di piccole differenze, ma di vere e proprie contraddizioni che gettano un’ombra sinistra sul futuro della coalizione. Da una parte c’è Silvio Berlusconi, che vuole rimanere con le unghie e con i denti nell’Unione europea e nell’eurozona, dall’altra c’è invece Matteo Salvini, il quale ha ribadito che le sue idee sull’euro non sarebbero cambiate (vorrebbe uscirne, par di capire, ma in realtà non l’ha detto esplicitamente). Da un parte c’è Silvio che, da membro attivo del Ppe, si dice alleato di ferro dell’europeista Angela Merkel, dall’altra ci sono la Meloni, che spara a zero contro la cancelliera tedesca, e di nuovo Salvini, che fa invece parte di un gruppo euroscettico e presuntamente “sovranista”.
Insomma, grande è la confusione sotto il cielo del centrodestra. Un caos che si riflette anche nella scelta di non aver indicato un candidato premier della coalizione: chi piglia più voti potrà poi esprimere il presidente del consiglio (sempre che gli alleati staranno ai patti). Silvio, intanto, ha già messo le mani avanti. Ha proposto Antonio Tajani, cioè il presidente del Parlamento europeo nonché europeista convinto: non proprio una proposta “sovranista”. Tanto che Salvini e la Meloni hanno già risposto picche. Se il leader della Lega ribadisce che «il premier lo sceglie chi vota il 4 marzo», la Meloni fa invece appello a una sorta di quota rosa ben poco “meritocratica”: «Tajani è il candidato di Fi, se Berlusconi lo conferma. La competizione nella coalizione è a tre e io non corro per partecipare ma per vincere, ed essere la prima donna premier della storia d’Italia… E Tajani non è una donna». Per Giorgia, dunque, il problema di Tajani non sarebbe il suo spiccato europeismo anti-sovranista, bensì il fatto che Tajani è un maschietto.
Eppure, se la scelta del premier può per ora passare in cavalleria, è proprio sull’economia che le posizioni della Trimurti del centrodestra non potrebbero essere più diverse. E, visto che sulle politiche economiche si giocherà una buona fetta dei destini della nazione, la cosa comincia a essere preoccupante. Dell’euro si è già detto. Adesso da Davos, dove si svolge l’annuale Forum economico mondiale, arrivano anche idee diametralmente opposte sui dazi decisi da Trump. Silvio, manco a dirlo, è contrario proprio come la premier tedesca: «Condivido la posizione della signora Merkel: il protezionismo di Trump non è una cosa positiva nemmeno per gli Stati Uniti». Salvini, invece, si dice assolutamente a favore: «Io sto con Trump. Lui difende l’industria americana, vuole salvare i posti di lavoro. Tutti lo attaccano; io invece voglio fare in Italia la stessa cosa, si possono mettere i dazi». Insomma, grande è la confusione sotto il cielo del centrodestra. Ma, diversamente dal detto di Mao Tse-tung, la situazione è tutt’altro che favorevole.
Elena Sempione
Ormai il centrodestra è diviso su tutto, pure sul premier e i dazi
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6 comments
…..dicono tutto e il contrario tutto….La tattica è quella del ”facciamo tutti fessi’…
Il trio che rappresenta in modo esemplare gli individui del ”va dove porta il vento”…quelli della camicia rossa del giorno dopo…
e intanto dopo Borghi, salvini si è preso pure Bagnai….
i 2 pilastri portanti del pensiero no euro italiano.
Casapound chi ha?
Una coalizione che ha imbarcato i poltronati-trasfughi del partito di alfano, che aveva letteralmente abbandonato a se stesso Nonno Silvio, tradendolo per le poltrone del Vate di Rignano, alias The Kazzaro, cosa potrebbe avere di coerente e veritiero?
[…] È questo il futuro che il Die Welt prospetta anche all’Italia. Si tratta di un timore o di una minaccia? Forse più la seconda della prima, tanto più che l’esito delle urne non è affatto scontato e potrebbe aprire la strada a scenari quali la riedizione di un governo tecnico con tutte le carte in regola per replicare la stagione dei professori a Palazzo Chigi. Ma anche qualora all’esecutivo dovesse essere di estrazione politica, con il centrodestra che sembra poter avere i numeri per evitare le larghe intese, l’impressione è che la sovranità nazionale non sarà comunque al primo punto dell’agenda. […]
[…] È questo il futuro che il Die Welt prospetta anche all’Italia. Si tratta di un timore o di una minaccia? Forse più la seconda della prima, tanto più che l’esito delle urne non è affatto scontato e potrebbe aprire la strada a scenari quali la riedizione di un governo tecnico con tutte le carte in regola per replicare la stagione dei professori a Palazzo Chigi. Ma anche qualora all’esecutivo dovesse essere di estrazione politica, con il centrodestra che sembra poter avere i numeri per evitare le larghe intese, l’impressione è che la sovranità nazionale non sarà comunque al primo punto dell’agenda. […]
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