Roma, 1 dic – Il tema banche e risparmio sarà uno dei punti caldi della campagna elettorale. E il Pd sembra averlo capito benissimo, tanto che sta già preparandosi alle prossime legislative cercando di far piazza pulita da tutta la serie di fatti e misfatti – dalle vicende di Monte dei Paschi a quelle di Banca Etruria in particolare – per presentarsi all’appuntamento con le urne con la coscienza per quanto possibile pulita. Solo così si spiega l’iperattivismo del partito di Renzi. Un assaggio di quello che sarebbe stato il balletto che si sta consumando oggi l’abbiamo avuto con la querelle dello scorso ottobre sul governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco. Prima “sfiduciato” poi comunque confermato alla guida dell’istituto, mentre nel frattempo era emerso il vero motivo della mozione con la quale si chiedeva la sua testa: una mossa per liberare il Pd dalle sue colpe.
Il giochino non è riuscito? Tanto vale riprovare. E il nuovo tentativo ha preso corpo ieri, quando nelle aule della commissione d’inchiesta sul sistema bancario è stato ascoltato il procuratore di Arezzo Roberto Rossi. Argomento di dibattito, nelle ovattate stanze dell’assise presieduta da Pierferdinando Casini, la vicenda di Banca Etruria. Rossi ha spiegato che Banca d’Italia, resasi conto dello stato in cui versava l’istituto aretino, aveva all’epoca proposto l’integrazione con “un partner di elevato standing” che, secondo il magistrato, rispondeva al nome di Banca Popolare di Vicenza, altro grande malato del credito tricolore. Parole alle quali è seguita l’esultanza Pd come fosse un gol al novantesimo: “Si sta sgretolando il castello di sciocchezze e sta emergendo la vera responsabilità di Banca d’Italia”, ha subito tuonato il presidente dem Matteo Orfini. Dimenticandosi, tra aiutini e regali alle banche, che fra le altre cose la scellerata decisione di recepire senza fiatare la direttiva comunitaria sul bail-in – costata centinaia di milioni ai risparmiatori italiani – è tutta farina del loro sacco. Prima di giocare allo scaricabarile sarebbe meglio farsi un attimo due conti in tasca.
Tanto che Banca d’Italia, dopo le accuse di ingerenze politiche che hanno portato al crac di Mps, ha risposto subito lancia in resta: “Dopo le ispezioni del 2013 e le irregolarità emerse, Bankitalia ha chiesto ad Etruria di adottare una serie di misure correttive e di ricercare l’aggregazione con un partner di elevato standing”, la cui scelta era però lasciata “all’autonoma valutazione degli organi aziendali” si legge in una nota diramata da via Nazionale. Il nome di Vicenza era sì stato fatto, ma solo perché l’istituto sembrava l’unico interessato alla banca toscana, la quale aveva però poi deciso di non procedere con la fusione. Banca d’Italia assolta, dunque? Neanche per idea, dato che le gravi responsabilità della (mancata) vigilanza sono ancora tutte da chiarire. L’unica certezza, per ora, è che la colpa anche in questo caso è morta vergine perché non la voleva nessuno. Invece le obbligazioni subordinate di Banca Etruria, con la benedizione di papà Boschi seduto nel cda, se le sono prese (in saccoccia) in parecchi.
Filippo Burla
2 comments
Falsi come una moneta da 3€! Sembra però che la gente abbia scoperto il trucco. Prova ne sia che il trenino del buffone fiorentino farà tappa ad Arezzo in data da destinarsi e comunque rivelata all’ultimo tuffo per evitare, forse, i vagoni di letame che gli sbancati dal furbastro hanno tanto voglia quanto diritto di rovesciargli addosso….
Ocio ragazzi, che gli Etruri Renziani Boschivi son quereloni compulsivi.