Roma, 8 mag – Miliardi che paghiamo, miliardi che non utilizziamo. Se a tutti è noto che l’Ue ci chiede un tributo di sangue per continuare ad essere un paese membro,“forse non tutti sanno che”, come recita un classico de La Settimana Enigmistica, l’Italia ogni anno getta al vento decine di miliardi messi a disposizione dalla Comunità europea. Per l’esattezza nel periodo che va dal 2007 al 2013 sono stati stanziati 59,4 miliardi di euro dei fondi strutturali, ma solo un terzo di essi è stato sfruttato dall’Italia.
Fondi europei strutturali, Fondi sociali europei per favorire l’occupazione, Fondi europei strutturali a sostegno della politica agricola dell’Unione, e molti altri fondi finanziari messi a disposizione del nostro paese che non utilizziamo. E dire che dopo Polonia e Spagna il nostro è il terzo paese membro a ricevere più soldi comunitari e sale al secondo triste gradino del podio tra quelli che ne usano di meno, peggio di noi fa solo la Romania che si aggiudica la medaglia d’oro dei becchi e bastonati.
Ma come mai l’Italia non riesce ad attingere a questa sorta di miniera d’oro? Scontiamo agli occhi della Commissione europea, l’organo di vigilanza riguardo le spese comunitarie che può decidere di bloccare i finanziamenti, innanzi tutto l’incapacità progettuale delle amministrazioni nazionali e locali, che spesso neppure prendono in considerazione i fondi ad esse destinati. Ma non mancano le lacune nella gestione e le pesanti irregolarità non rettificate nelle dichiarazioni di spesa degli enti di casa nostra.
L’Italia sarà costretta per venti anni causa Fiscal Compact a trovare 50 miliardi per l’Ue e per il Meccanismo europeo di stabilità (MES) abbiamo già sborsato 15 miliardi, ma in compenso, a titolo esemplificativo, non riusciamo a sfruttare neppure i 2 miliardi di euro del “Programma Attrattori Culturali 2007-2013”, che Bruxelles ha stanziato per migliorare l’offerta culturale nelle Regioni del Sud ma che torneranno indietro al gentile mittente perché l’Italia non è stata capace di presentare progetti adeguati per spenderli. Anzi, i progetti pare non siano stati proprio realizzati, mentre Pompei e il patrimonio culturale del Mezzogiorno cadono a pezzi. Per non parlare dei 20 miliardi, non esattamente un pugno di fiorini, stanziati nel 2013 nell’ambito del Fondo europeo (Fep) per sostenere il settore della pesca e che anch’essi tornano nelle casse dell’Ue perché non sfruttati.
Insomma, becchiamo il bastone e buttiamo la carota.
Eugenio Palazzini
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[…] periodo di programmazione si è chiuso nel 2013, con l’Italia in cronico ritardo. Dei più di 50 miliardi assegnati al nostro paese, infatti, ne risultano spesi molto meno della […]