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Docenti di sinistra protestano: l’Università di Francoforte annulla conferenza sull’immigrazione

by La Redazione
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Berlino, 27 ott – L’egemonia culturale di sinistra nelle università non è un problema solo italiano. Sta anzi diventando un problema che riguarda ormai tutto l’Occidente. Non si tratta più però tanto di marxismo, teoria critica e postmodernismo progressista. Non ci sono più, insomma, i Marcuse, gli Habermas e i Foucault. Oggi quest’egemonia, infatti, assume i contorni di un “politicamente corretto” talebano e censorio. Tutto parte dalla tirannia dell’ideologia liberal diffusa negli atenei di Stati Uniti e Regno Unito, per poi diffondersi in tutta l’Europa.

Il linguaggio, che Adorno e Horkheimer volevano smascherare come strumento di potere e dominio, è oggi usato esattamente come arma privilegiata per imporre la dittatura del pensiero unico globalista e la neolingua politicamente corretta. E proprio a Francoforte, la culla della teoria critica, va di scena una nuova puntata di questa farsa. Presso l’università doveva tenere una conferenza Rainer Wendt, presidente del sindacato della polizia tedesca, il quale avrebbe parlato dei problemi legati all’immigrazione e su come le forze dell’ordine affrontano la nuova emergenza.

Ebbene, la conferenza è stata annullata d’imperio dall’ateneo il giorno prima dell’evento. Sebbene l’università si sia affrettata a dichiarare che le motivazioni della scelta “non sono affatto di natura politica”, la vera causa scatenante è stata una lettera firmata da 60 professori e indirizzata al rettore. Qui i docenti accusavano Wendt di propagandare nientepopodimeno che “idee razziste”. Alla base di questa pesante accusa ci sarebbe il presunto sostegno di Wendt al cosiddetto racial profiling, cioè la “profilazione razziale” che la polizia può utilizzare per il fermo di un individuo appartenente a una determinata etnia. Nel concreto, dopo i misfatti del Capodanno di Colonia, di cui si resero protagonisti nella stragrande maggioranza dei nordafricani, l’anno successivo la polizia effettuò controlli più severi nei confronti di questo gruppo etnico. Fine, niente fucilazioni di massa o quant’altro, ma prevenzione basata su semplici dati empirici e statistici.

Ad ogni modo, Wendt ha rispedito queste accuse al mittente, specificando di non aver mai sostenuto l’adozione del racial profiling. Poi passa al contrattacco: “Dispiace che non si sia in grado di tollerare un pensiero politico diverso dal proprio. Una volta le università erano luoghi di libero dibattito delle idee, oggi invece sono diventati spazi in cui parlano tra loro solo persone di sinistra. Qui la vittima non sono io, ma la libertà di espressione. Peccato, avrei parlato volentieri di come la polizia affronta oggi la nuova situazione, cioè il lato oscuro di un’integrazione fallita”.

Gabriele Costa

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1 commento

Tony 27 Ottobre 2017 - 7:13

…..ai ”prof” deve essere arrivata una telefonata di qualche associazione Soros…Tengono famiglia…….

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