Roma, 10 ott – L’apparente solidità governativa di questi ultimi giorni non hanno fatto scendere il livello di alert nei confronti del nostro paese: l’Italia resta osservata speciale, insieme alle sue banche che, come ha dichiarato il Fondo Monetario Internazionale, rischiano perdite molto più ingenti rispetto alle colleghe spagnole e portoghesi. Ma non è soltanto il groviglio finanziario a preoccupare l’istituto di Washington. Il caos creato attorno all’Imu non convince affatto, ed è Michael Keen, numero uno della divisione di affari fiscali del Fondo a dircelo: “L’eventuale abolizione dell’Imu dovrà essere compensata da altre entrate o tagli della spesa. Molti Paesi considerano la tassa sulla proprietà attraente ed anche l’Fmi la raccomanda, ha aggiunto, sottolineando che l’imposta presenta un profilo più compatibile con la crescita ed è equa, in quanto “potenzialmente più progressiva”.
“Siamo sempre stati a favore delle tasse sulla proprietà e soprattutto sulla prima casa – ha precisato l’economista – e se venisse cancellata in Italia dovrebbe venire compensata”. Keen ha anche detto che è importante allargare la base d’imposizione sull’Iva e “assicurarne il rispetto”. Una volta introdotto l’aumento dell’Iva è fondamentale, ha osservato, “evitare fallimenti nell’applicarla”.
Non è certo la prima volta che gli organismi internazionali si accaniscono contro la cancellazione dell’Imu. Tra le ultime dichiarazioni, quella rilasciata lo scorso 17 settembre da Olli Rehn, che ha affermato che l’Italia è stata irresponsabile a cancellare l’Imu. Ma già nel luglio di quest’anno l’istituto diretto dalla francese Christine Lagarde si era già espresso in maniera sfavorevole nei confronti di un eventuale cancellazione dell’Imu. Insomma, gli organismi sovranazionali insistono nel voler entrare a piedi uniti nelle faccende economiche di casa nostra. Tra raccomandazioni, bollettini e rapporti periodici, e dichiarazioni pubbliche si ha la netta sensazione che le redini dell’economia italiana siano in mani straniere e che il postiglione che di volta in volta si succede alla guida, sia una mera figura esecutrice per nulla dotata di autonomia decisionale.
Intanto, questi repellenti tecnocrati affamatori di popoli sovrani hanno scoperto che abolire la tassazione sulla prima casa esercita effetti regressivi. Pare (ma non è ancora sicuro, dobbiamo scoprire chi è il mandante) che azzerare l’imposizione sulla prima casa, per tutti, metta più soldi in tasca a chi ha di più. Sarà, noi restiamo convinti che il diritto alla proprietà della prima casa oltre ad essere un diritto inalienabile è anche una battaglia di civiltà e che questa non producendo alcun reddito non debba essere vigliaccamente posta sotto la scure dell’usura bancaria, finanziaria e fiscale.
Vedremo se le richieste nel Fmi saranno accolte, sarebbe l’ennesima conferma che da tempo ci siamo lasciati invadere, occupare e controllare da chi di fatto è all’origine della crisi nella quale siamo.
Giuseppe Maneggio