Berlino, 30 set – Ci ha provato anche stavolta. E anche stavolta le è andata male. Stiamo parlando della stampa mainstream tedesca, che non perde occasione di boicottare o censurare i libri a lei sgraditi. Sì, perché in Germania esiste una Santa Inquisizione che stila una specie di index librorum prohibitorum, cioè una lista nera di titoli che non devono essere resi noti al grande pubblico. E purtuttavia, il gioco a volte non funziona. Ma andiamo per gradi.
Avevamo già parlato del libro Finis Germania, scritto dall’accademico Rolf Peter Sieferle, che, nonostante la censura dei grandi mezzi di informazione, ha scalato le classifiche delle vendite librarie. Il “peccato” di Sieferle era stato quello di aver rimesso in discussione il “culto della colpa” sviluppato dai tedeschi circa la loro memoria storica. La censura, però, finì in quel caso per aumentare la curiosità dei lettori e per far prendere un’impennata all’acquisto del volume. Adesso, invece, è il turno di Thorsten Schulte, esperto di mercato monetario, che in estate ha dato alle stampe Kontrollverlust (“Perdita di controllo”). Il libro, boicottato da “mostri sacri” dell’informazione tedesca come la Bild e lo Spiegel, subito dopo le elezioni ha registrato un incremento clamoroso di vendite. Troppo grande per essere ignorato, tanto che si trova attualmente al primo posto delle classifiche proprio del tabloid e del settimanale più popolari della Germania.
Di che cosa parla, quindi, il volume di Schulte? In primo luogo del fallimento delle politiche monetarie della Bce e, più in generale, dell’Unione Europea. Ma non è tutto: il libro contiene anche un’accusa molto forte alla Merkel in tema di immigrazione e “politiche delle porte aperte”. Il coraggio, tuttavia, spesso si paga. E così Schulte si è visto recapitare dalla polizia una curiosa denuncia per diffamazione (ma ufficialmente non connessa al libro) e ha ricevuto esplicite minacce di morte da parte degli antifascisti militanti. Insomma, la libertà di parola, a quanto pare, non è presa molto seriamente in terra germanica. Perlomeno non da parte dei gendarmi del politicamente corretto. Ma, in fin dei conti, poco importa: il libro, intanto, vende alla grande.
Gabriele Costa