Roma, 20 set – Action Comics, storico fumetto DC nato nel giugno 1938 dando i natali al supereroe Superman. Il numero è il 987, l’ultimo uscito nel settembre 2017. Superman appare all’improvviso, con la sua velocità di volo supersonica, a impedire un massacro, facendo scudo col suo corpo invulnerabile ai proiettili sparati contro un gruppo di persone. Fin qui nulla di strano. Eppure quest’unica scena ha scatenato un fiume di polemiche. Infatti il massacro evitato è quello di un gruppo di immigrati clandestini e lavoratori in nero da parte di un “suprematista bianco”, con tanto di bandana a stelle e strisce in testa, che vuole vendicarsi di chi, a suo dire, gli ha rubato il lavoro. Una palese marchetta politica anti-Trump, di appena quattro quadri palesemente inserita a forza con una demagogia che nei comics americani non si vedeva dagli anni ’80, con tanto di messaggio calvinista ottocentesco al disoccupato maschio bianco: tutto quello che ti succede, se non lavori e sei povero, di fatto è colpa tua.
Immancabili le alzate di scudi di alcune testate: Fox News ha accusato Superman di essere “uno strumento di propaganda per i difensori di alieni illegali”, giocando in maniera evidente con le origini da “immigrato alieno” del kriptoniano, mentre Breitbart lo ha definito “Social Justice Supes”, accusando autore e testata, ma anche la casa editrice DC, di difendere l’immigrazione illegale e di usare il fumetto come mezzo di propaganda politica. Tanto l’autore Dan Jurgens che la DC hanno provato a spiegare che in realtà le storie vengono decise mesi e mesi prima della pubblicazione e che quindi non hanno nulla a che vedere con i disordini con morto di Charlottesville, tirati in ballo proprio dagli accusatori di Superman. E che la scena non è stata inserita “a forza” in quanto funzionale all’arco narrativo, che racconta di un’ondata di violenza inspiegabile che si scatena sul mondo per colpa di un nemico ancora non del tutto identificato, che vuole far sparire l’idea di “bene comune” dal mondo – e anche questo immaginiamo non conterrà affatto messaggi politici attuali… In realtà basta leggere l’albo e la tavola in questione per capire quanto sia forzata e palesemente volontaria la scena.
Un altro argomento tirato in ballo per difendere “l’Azzurrone” è stato il fatto che, in realtà, il suo gesto è del tutto conforme alla sua storia, biografica ed editoriale. E su questo non c’è assolutamente nulla da dire. Superman nasce nel giugno 1938, nello storico numero 1 di Action Comics, dalle matite di Jerry Siegel e Joe Schuster. I due autori, di religione ebraica e figli di immigrati ebrei, hanno esplicitamente più volte affermato di aver voluto fare di Superman un eroe messianico della tradizione talmudica, facendo inoltre del profugo da un mondo perduto il simbolo della diaspora ebraica. Il suo essere “salvato dalle acque” all’interno della navicella è stato dichiaratamente ispirato dalla storia di Mosè, la desinenza finale -el dei nomi kriptoniani fa riecheggiare nomi ebraici legati alla divinità, ad angeli e profeti (El vuol dire “dio” in ebraico e qualcuno ha voluto tradurre Kal-El, il vero nome di Superman, come “dio della luce”), le prime avventure ne fanno un dio vendicatore sceso dal cielo per salvare l’umanità.
Dalla seconda metà del 1940 la svolta che investe tutto il mondo fumettistico cambia radicalmente il personaggio: il cambio di target del medium fumettistico, l’inizio della propaganda bellica e poi la propaganda post-bellica fanno dei supereroi non più dei vendicatori anche duri e spietati, retti da codici morali divini o personali, ma appunto dei moderni eroi in calzamaglia, buoni, sorridenti, dediti al bene e al servizio dello stato. Superman diventa il simbolo del sogno americano, l’emblema della bandiera a stelle e strisce che porta nel mondo il bene, ovvero il messaggio politico democratico americano. In poco tempo L’Uomo d’Acciaio (e qualcuno ha voluto vedere nel soprannome una strizzata d’occhio a Stalin, forse esagerando, o forse no) diventa il difensore delle minoranze – un poster degli anni ’50 vede Superman dire a un gruppo multietnico di bambini che chi “discrimina per razza, religione o nazione non è americano”, poco importa che ciò avvenisse in piena segregazione razziale – e il castigatore di dittatori in giro per il mondo.
Il suo ruolo di simbolo del bene americano è talmente palese e stucchevole che a metà degli anni ’80 – nel periodo “revisionista” dei comics, in cui si comincia a rivedere la figura dei supereroi, facendo loro chiedere cosa in realtà stiano davvero facendo e quale mondo in realtà stiano difendendo – il grande Frank Miller, nel suo iconico The Dark Knight Returns, ne fa il difensore della facciata buonista di una dittatura americana che vuole solo appiattire verso il basso, cercando di reprimere ogni slancio eroico, verticale e financo titanico – impersonato dal vecchio Batman – perché potrebbe mettere in pericolo l’eguaglianza livellatrice democratica. Ma il ruolo di Superman nella propaganda americana non si limita a messaggi e slogan. Anche nella propaganda presidenziale il kriptoniano si è fatto più volte sentire. Nel 2001, primo anno della presidenza Bush, nel mondo di Superman viene eletto presidente il supercriminale Lex Luthor. Ovviamente ogni riferimento a persone reali è puramente casuale. Lo stesso trattamento propagandistico viene riservato al suo successore: nel 2008, anno di elezioni per Obama bis, in Final Crisis, il maxi evento DC più famoso degli ultimi 20 anni, una minaccia cosmica viene affrontata dai Superman di tutti i mondi del multiverso. Tra questi, un Superman nero che alloggia alla Casa Bianca come acclamato presidente degli Stati Uniti…
Carlomanno Adinolfi