Damasco, 19 set – L’esercito siriano, guidato dai Cacciatori dell’Isis (Isis Hunters), ieri ha attraversato l’Eufrate a sud di Deir Ez Zor, stabilendo una testa di ponte sulla sponda orientale. Nelle stesse ore, altre formazioni fedeli al Governo hanno attaccato le fortificazioni dello Stato Islamico sull’Isola di Saqr, sullo stesso fiume. Nel tardo pomeriggio un violento contrattacco delle milizie islamiche ha rallentato le forze del Regime, che sembrano comunque aver rafforzato le teste di ponte sia sull’isola, sia sulla riva sinistra dell’Eufrate, presso il sobborgo di Mazlum. La situazione resta militarmente incerta, anche perché non più di tre chilometri più a nord si sono attestate le avanguardie delle Sirian Democratic Forces, l’esercito a guida curda che, sostenuto dagli Stati Uniti, nei giorni scorsi ha sfondato le difese dell’Isis marciando dalla zona curda del nord verso Deir Ez Zor.
La manovra delle SDF è stata dettata dalla necessità di sbarrare la strada ai soldati di Assad che puntano a raggiungere nel più breve tempo possibile il confine iracheno. In questo senso, l’attraversamento dell’Eufrate è una sfida inequivocabile lanciata da Damasco alle milizie curde, ma soprattutto agli alti comandi statunitensi che hanno di fatto imposto alle SDF di rimandare la presa di Raqqa, battaglia che va avanti da diversi mesi e che avrebbe, secondo la BBC, causato distruzioni maggiori di quelle della martoriata Mosul, per evitare proprio che l’esercito siriano potesse attraversare il fiume. Una volta raggiunta la sponda orientale dell’Eufrate infatti, il confine è a portata di mano. Poche decine di chilometri di territorio desertico, che l’esercito, dopo quanto si è visto in occasione dell’attacco a Deir Ezzor, potrebbe coprire in un paio di giorni.
Per gli Americani, impedire questa operazione è vitale, tanto che nei giorni scorsi lo staff del Generale Townsend, comandante delle operazioni, si era espresso con toni minacciosi verso Damasco, intimando di non azzardare l’attraversamento del fiume. A questo punto, anche in considerazione della distanza ridottissima che separa l’esercito siriano dalle SDF, già nel corso di questa settimana si capirà se quello curdo-americano era un bluff, o se davvero questi ultimi vogliono dare battaglia alle forze armate siriane che, con piena legittimità, stanno facendo ogni sforzo per riconquistare l’intero territorio nazionale. Se davvero a Washington sono intenzionati ad attaccare Assad, ora che il fantomatico Free Syrian Army si è sostanzialmente dissolto, la guerra potrebbe prendere una piega persino più drammatica rispetto ai precedenti sei anni, visto che l’aeronautica statunitense si troverebbe di fronte a quella russa.
In caso contrario, nell’arco delle poche settimane che serviranno all’esercito per schiacciare definitivamente la resistenza dell’Isis, la lunga guerra civile arriverà ai titoli di coda, almeno nella parte centro orientale del Paese, e inizieranno le trattative fra i Curdi e il governo, per definire una qualche forma di autonomia ad alcuni cantoni del nord, in cambio del pieno ripristino della sovranità di Damasco. In questo peserà anche l’esito del referendum per l’indipendenza del Kurdistan iracheno, previsto per il 25 settembre. A quel punto resterà da risolvere solo la confusa situazione del governatorato di Idlib, nel nordovest del Paese, in cui spadroneggiano le bande jihadiste di orientamento salafita e qaedista. Che però hanno via via perso gran parte degli appoggi di cui hanno goduto sin dal 2011, e rischiano di trovarsi schiacciate fra l’esercito siriano – che a quel punto potrebbe muovere in quel quadrante le sue truppe migliori – e quello turco, che sta ammassando truppe sul confine. Pochi giorni dopo il referendum curdo Erdogan si recherà in visita a Teheran, con la benedizione di Mosca. Chiederà presumibilmente qualche garanzia per i siriani di fede sunnita, offrendo in cambio al governo siriano supporto militare per annientare quest’ultima sacca di rivoltosi. E prometterà ad Assad tutto l’aiuto possibile per evitare che i Curdi alzino esageratamente il tiro delle loro richieste.
(TRUPPE SIRIANE ATTRAVERSANO L’EUFRATE – VIDEO)
Mattia Pase