Berlino, 4 set – Ieri sera ha avuto luogo il tanto atteso dibattito televisivo tra i candidati di punta alla cancelleria della Repubblica federale tedesca, cioè Angela Merkel (Cdu) e Martin Schulz (Spd). Doveva essere e rimarrà l’unico nell’intera campagna elettorale. Per il socialdemocratico Schulz, in netto ritardo nei sondaggi, doveva quindi essere il momento decisivo, quello della spallata che poteva riaprire i giochi a tre settimane dall’inizio delle votazioni. L’arma, invece, ha fatto cilecca, anzi: il colpo è rimasto proprio in canna.
Schulz, in verità, ha provato in certi momenti ad affondare il colpo, costringendo la Merkel sulla difensiva, e a innervosirla con qualche scatto aggressivo. Ma il colpo del ko non è mai arrivato. Anzi, su molte questioni i due si sono praticamente trovati d’accordo, annuendo e approvando quanto l’altro diceva. E non poteva essere altrimenti – ci verrebbe da dire – visto e considerato che Cdu e Spd hanno pur sempre governato insieme nell’ormai famosa “grande coalizione”. Una critica troppo forte all’operato del governo avrebbe pertanto voluto dire criticare con la Merkel anche il proprio partito. E Schulz, non potendo esagerare troppo con le stoccate per non darsi la zappa sui piedi, si è di fatto presentato al duello decisivo con il freno a mano tirato. Quella che è andata in scena ieri, infatti, è stata alla fin fine una prova generale di “grande coalizione”.
In questa riedizione della grande ammucchiata, con ogni probabilità la Merkel la farà ancora da padrona, forte dei sondaggi che vedono la Cdu al 38% e la Spd al 23%. In questo senso i socialdemocratici, nonostante abbiano scelto di puntare sul profilo “giovane” di Schulz, pagano anni di grande coalizione a trazione merkeliana, che li ha visti sempre come gregari e mai come protagonisti.
Per quanto riguarda gli altri partiti, i populisti dell’Afd, dati al 10%, potrebbero imporsi come terzo partito del Paese, ma dovranno giocarsela con la Linke e i liberali (Fdp), che si attestano entrambi al 9%. I Verdi, invece, rimangono più defilati, fermi al 6%. Se questi numeri non cambieranno nelle prossime settimane, assisteremo a un’elezione noiosa e già scritta, in poche parole: all’ennesimo trionfo dell’abilissima Merkel in un triste contesto di mezze figure e politici bolliti.
Giovanni Coppola
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