Zurigo, 9 ago – Vivere di sussidi piacerebbe a tutti, se poi sono svizzeri ancora meglio. Peccato che prima o poi si venga beccati e se non ci si vuole dare da fare si debba tornare a casa propria. Una buona pratica, quella del controllo sugli immigrati, sul loro tenore di vita e sulla loro reale intenzione di integrarsi e non vivere da parassiti, che arriva dalla Svizzera e da cui bisognerebbe prendere spunto.
Il tribunale Amministrativo del Canton Ticino, infatti, ha deciso che una donna immigrata che da troppo tempo sta vivendo di sussidi pubblici se non si trova un lavoro che possa sostentare lei e i suoi figli dovrà lasciare il Paese. Una sentenza che arriva dopo quella dello scorso anni nei confronti di un algerino 35enne che ha spillato alle casse dello stato oltre 400 mila euro in sussidi.
La donna, una tedesca, è stata espulsa dalla Svizzera per aver vissuto a spese della Confederazione per 5 anni. Precisamente dal 2012 fino al febbraio scorso. Un lasso di tempo in cui le sono stati erogati assegno per 244 mila franchi, che corrispondono a circa 212 mila euro. In pratica le veniva erogata una cifra pari a circa 3500 euro al mese di soldi pubblici.
Come si apprende da Repubblica, che racconta la vicenda, l’immigrata era madre di due figli, ed era in Svizzera per lavorare in una casa di riposo. Un lavoro che tuttavia ha perso dopo un anno di permanenza, tempo sufficiente per avere diritto a godere dei sussidi pubblici. In più, in questi cinque anni ha trovato un nuovo amore, uno svizzero, da cui ha avuto un altro figlio, che ha la doppia cittadinanza, elvetica e tedesca. La donna pensava di poter andare avanti chissà per quanto altro tempo a fare la bella vita senza lavorare. Ma il Tribinale di Zurigo l’ha scoperta e le ha dato l’aut aut: o ti cerchi seriamente un lavoro o te ne vai. E del figlio cittadino svizzero che ne sarà? Il Tribunale ha dubbi: o se ne torna nella sua seconda patria con la madre, oppure rimane in Svizzera, con il padre.
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