Roma, 10 apr – Delineare il percorso attraverso il quale il Potere economico si è imposto sui popoli, sulle nazioni, sugli Stati, sulle culture: questo l’ambizioso obiettivo dei due giovanissimi autori de Il Potere. Il mondo moderno e le sue contraddizioni (Historica, pp. 158, € 15,00).
S. Caputo e L. Vitelli, studenti universitari autodefinitesi intellettuali dissidenti, sono riusciti attraverso questo breve ma completo saggio a ripercorrere la storia dell’umanità passata dalla demonizzazione della tracotanza e dell’illimitatezza – virtù del mondo greco erano la temperanza il “giusto mezzo” – alla religione del mercato e dell’accumulazione di ricchezza, dalla società del baratto e del commercio a quella del denaro e del profitto (pp. 16-21).
Definito dalla vulgata – massmediatica e accademica in primis – come ineluttabile, questo processo storico ha comportato una costante e progressiva spoliticizzazione della politica, lo smantellamento della sovranità nazionale e dello Stato sociale, la distruzione di ogni identità, nonché l’avvento di una “global governance” di matrice anglo-sassone interessata a imporre l’egemonia della finanza e dell’economia. Il successo del liberismo globale, insomma. Secondo gli autori, un agonismo di mercato capace di spazzare via tutti gli elementi – dagli Stati alle aziende con partecipazione statale – che ostacolano l’avvento del Grande Mercato Globale (p. 57).
Un progetto imperialista che ha avuto una forte accelerazione dal secondo dopoguerra, a partire dalla spartizione di Yalta, seguita dagli anni della guerra fredda, per arrivare alle rivoluzioni colorate e alle primavere arabe dei giorni nostri.
Un progetto imperialista contrassegnato dal linguaggio del dirittoumanismo, passaporto dietro il quale si giustifica la volontà dell’Occidente di destabilizzare i paesi che si oppongono alla sua egemonia, attraverso il quale si legittima una grande potenza economica a intervenire militarmente per ristabilire l’ordine e permettere a multinazionali e grande Capitale di coltivare i propri interessi (pp. 131-132).
Oltre a una rivoluzione economica e politica, il saggio individua e analizza anche una rivoluzione culturale capace di garantire a questo progetto mondialista un carattere egemonico e totalitario. Secondo gli autori, il Potere ha creato una New Culture: la cultura del consumismo, del neo-edonismo, dell’individualismo, della standardizzazione, una vera e propria anti-cultura priva di punti di riferimento, fine a sé stessa (p. 93). Una New Culture che sta alterando le dinamiche antropologiche dei sessi annullandone le differenze, svirilizzando l’uomo e integrando atteggiamento maschili nella donna, volgarizzando la sessualità e mercificando i corpi. Una New Culture che impone la venerazione di pop star e vallette da piccolo e grande schermo. Una New Culture che richiede il divertimento di massa e che ha portato alla deresponsabilizzazione delle nuove generazioni.
Il pamphlet dei due dissidenti romani non manca di analizzare il caso italiano.
La separazione del Ministero del Tesoro dalla Banca d’Italia nel 1981 viene definita come il più alto tradimento dei vertici italiani, attraverso il quale la sovranità economica del paese è stata ceduta nelle mani dei mercati internazionali. Sulla stessa stregua vengono giudicati i trattati di Maastricht, di Lisbona e tutti i patti correlati (pp. 59-61). Pesanti le accuse verso le forze politiche che hanno governato il nostro paese a partire dagli anni Novanta: destra e sinistra hanno camminato mano nella mano senza che nessuna delle due correnti abbia mai denunciato pubblicamente il tradimento ai danni del popolo italiano. Questo cammino ha portato a sancire e ufficializzare la loro alleanza in nome del mercato durante il governo Monti.
Per concludere, l’ultimo capitolo del saggio detta i punti cardinali sui quali ricostruire l’Italia, l’Europa e l’Occidente tutto: uscire dalla trappola destra/sinistra, ripartire da Nazione, sovranità politica e monetaria, giustizia sociale, pace civile, riscoprire la Storia, le identità, lo spirito, uscire dalla trappola antifascismo/fascismo.
Per quanto detto finora, il pamphlet in questione risulta essere un ottimo mezzo per conoscere il Potere. Un pamphlet coraggioso e politicamente scorretto che prende posizione contro il monoteismo del mercato, come viene definito da Diego Fusaro nella postfazione del libro. Un pamphlet che abbandona i luoghi comuni, gli slogan, le frasi fatte e gli stereotipi. Ma che proprio in quest’ottica ha a mio avviso un piccolo difetto: banale e fuori-luogo il riferimento al fascio-democratico. Ritengo ingiusto banalizzare in un paio di righe varie realtà che da anni, da destra, criticano il Nuovo Ordine Mondiale. Nonostante ciò, anche in questo caso, voglio spezzare una lancia in favore dei due dissidenti: il loro obiettivo, probabilmente, voleva essere chiarire l’insensatezza dello scontro tra opposti estremismi. Sensato sarebbe invece provare a “raccogliere intorno a sé e guidare tutti gli elementi che per una via o per un’altra sono spinti alla rivolta contro il capitalismo”, come diceva Antonio Gramsci.
Renato Montagnolo