Roma, 25 mag. – Dopo oltre due anni dalla sentenza della Corte Costituzionale che dichiarò, nella sostanza, illegittimi oltre 800 dirigenti incaricati delle Agenzie fiscali – Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Dogane – e dopo innumerevoli tentativi di sanare la loro posizione, pare che la vicenda sia arrivata ad una svolta, inaspettata, che in realtà potrebbe creare più problemi di quanti ne vorrebbe risolvere.
Il governo, infatti, su parere positivo del Ministro dell’Economia Padoan, avrebbe dato il via libera ad un emendamento alla cosiddetta “Manovrina”, attualmente in discussione in parlamento, che porterebbe a sanare gli ex incaricati che negli ultimi 8 anni abbiano ricoperto incarichi dirigenziali per almeno 36 mesi consecutivi a condizione che abbiano ottenuto sempre valutazioni positive.
Una vera e propria sanatoria, insomma, neppure travestita che andrebbe a scontrarsi con il principio enunciato più volte dal Giudice delle Leggi, in base al quale l’accesso alla dirigenza pubblica è ammesso solo tramite concorso pubblico svolto secondo le procedure previste dal DPR n. 272 del 24 settembre 2004. Principio, oltre tutto, che è proprio alla base della declaratoria di illegittimità, nel marzo 2015, del decreto legge che aveva prorogato gli incarichi dirigenziali nelle agenzie fiscali e che aveva provocato l’immediata decadenza di quei dirigenti che, con la sanatoria in questione, tornerebbero a sorpresa in sella.
E’ evidente che un intervento legislativo che andasse a ripristinare lo status quo ante si esporrebbe ad un nuovo procedimento di fronte ai giudici costituzionali, riproponendo tutte le incertezze che hanno condizionato l’operatività dell’amministrazione finanziaria nell’ultimo biennio, a partire dai dubbi in materia di validità degli atti impositivi firmati dai dirigenti eventualmente dichiarati illegittimi per la seconda volta.
Una decisione, quella del governo, che contraddice la il precedente indirizzo di Palazzo Chigi, quando con decreto aveva autorizzato l’Agenzia delle Entrate ad annullare i concorsi ancora in sospeso e bandirne uno nuovo per coprire i posti dirigenziali vacanti. Adesso, questa inversione di rotta di 180 gradi ha tutto l’aspetto di un regalo elettorale di fine legislatura che, però, andrà ad accontentare qualche centinaio di beneficiari ma scatenerà le proteste di circa cinquantamila dipendenti delle due Agenzie.