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Onu, la lotta alle droghe ha subito “gravi battute d’arresto”

by Guido Bruno
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Vienna, 17 mar – Questa settimana alle Nazioni Unite non si è discusso solo della questione Ucraina, a destare preoccupazione  in seno all’organizzazione internazionale è anche l’aumento delle violenze legate al traffico di droga in America Centrale e il “modello Uruguay”, primo paese a legalizzare la produzione, la distribuzione e la vendita di cannabis.

Il bilancio del piano di azione per la lotta alle droghe delle Nazioni Unite implementato nel 2009 evidenzia che il problema del narcotraffico è aumentato in alcune regioni e diminuito in altre, la coltivazione di piante di coca è diminuita del 26% tra il 2007 e il 2011, il consumo di cocaina è caduto drasticamente nel mercato nordamericano, il più grande del mondo. La coltivazione di oppio in Afghanistan, che copre il 90% del mercato mondiale, nel 2013 ha raggiunto cifre record.

Come ha rivelato Iury Fedotov, direttore esecutivo del United Nations Office on Drugs and Crime (Unodc), la lotta al narcotraffico negli ultimi anni ha subito “gravi battute d’arresto”, tra cui i dati sulla coltivazione di papaveri in Afghanistan, l’espansione del mercato di “stimolanti sintetici”, “l’aumento allarmante di nuove sostanze psicoattive e l’uso della cybertecnologia nel traffico di droga e nel riciclaggio di denaro”.  Tra le altre preoccupazioni di Fedotov elenchiamo la “vulnerabilità” dell’Africa Occidentale e Orientale al traffico e al consumo di sostanze stupefacenti.

Dal piano di azione, del quale si è discusso per due giorni a Vienna, si è appreso che nel mondo ci sono 27 milioni di consumatori di droghe considerati “problematici”, annualmente nel mondo  si verificano 210 mila decessi legati all’uso di narcotici e il loro traffico e commercializzazione illegale rappresenta 230 mila milioni di euro per anno.

Nel documento finale che ha chiuso la riunione di Vienna, lo Unodc dichiara di essere consapevole dei diversi approcci degli Stati-membri dell’Onu al problema della droga, ma ritiene che il “modello Uruguay” non sarà l’esempio da seguire. “Finora non vedo nessun altro paese o gruppo di paesi disposto a seguire il percorso intrapreso dall’Uruguay” ha sottolineato Fedotov, nella scorsa settimana aveva anche ribadito che la legalizzazione non è una soluzione al problema della droga nel mondo.

Guido Bruno

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