Roma, 9 ott – A causa dello shutdown del governo americano, con più di 10 mila esperti finanziari e contract auditors dimessi, il settore difesa dell’statunitense ha subito forti rallentamenti tanto da far apparire lo spettro del congedo per migliaia di lavoratori del settore. Purtroppo i numeri sono destinati a salire al prolungarsi della crisi.
Il problema, in realtà non è di carattere tecnico ma “burocratico”. Negli Usa infatti, la Defence Contract Management Agency controlla con i suoi ispettori tutto il ciclo di produzione dei prodotti militari approvando step by step ogni operazione o parte. Senza il suo benestare, il processo produttivo si ferma.
Il DCMA è formato da poco più di 12 mila impiegati: di questi, 550 sono militari e non vengono impattati dalla crisi, mentre dei restanti civili il 90% rischia il congedo. Questo ovviamente impatta fortemente tutte le funzioni critiche dell’ente come la gestione contratti, il controllo qualità e la certificazione delle parti e dei processi.
L’impatto cresce all’aumentare dei volumi di produzione quindi i colossi come Lockheed Martin, Boeing, Sikorsky stanno sentendo fortemente il peso di questa crisi preannunciando migliaia di esuberi.
“Sfortunatamente, ci aspettiamo un numero di impiegati affetto dallo shutdown legato alla crescita dei licenziamenti di DCMA ed altri ispettori del cliente” –ha affermato in una nota del 4 ottobre Marillyn Hewson CEO della Lockheed – “Siamo dispiaciuti di esser costretti ad intraprendere queste azioni, noi continuiamo ad incoraggiare i legislatori a trovare i fondi per uscire dalla crisi”.
A rischio i programmi maggiori come l’F-35 JSF già al centro di innumerevoli polemiche in Europa. “Lo shutdown lede fortemente la nostra capacità di effettuare voli di prova . Inoltre vi sono difficoltà e ritardi anche nelle fasi di sviluppo, consegna e supporto della flotta”- ha affermato il program manager, Lt. Gen. Chirstopher Bogdan – “La stabilità è uno dei punti chiave per mantenere questo programma nei parametri di budget. Noi guardiamo avanti ad una rapida risoluzione del problema per poter continuare la nostra missione.”. Ancora incerti gli effetti di questa crisi per le aziende coinvolte nel programma fra cui l’Italia.
Anche la produzione e consegna degli elicotteri Sikorsky risente fortemente della carenza di ispettori DCMA cosi come la Pratt&Witney, che ne produce i motori. “l’Air Force ha un requisito di disponibilità della flotta che include anche la disponibilità di motori e parti di ricambio” – ha detto il portavoce di P&W, Matthew Bates – “ Per noi è impossibile consegnare i ricambi senza il personale di DCMA. Questo ha anche un impatto diretto sulle capacità del cliente di eseguire completamente le proprie missioni”.
Per la Boeing, cosi come per EADS North America, il problema è duplice in quanto anche il settore civile risente fortemente della chiusura a seguito della carenza di personale della Federal Aviation Administration, l’ente di certificazione per il settore civile.
Un grosso numero di persone rischia di perdere dunque il lavoro negli stati uniti. Ma cosa succederà in Italia? Ricordiamo che la nostra aeronautica ha deciso di entrare nel programma F35 mediante ingenti investimenti e che le nostre aziende hanno partecipazioni anche su altri programmi statunitensi come ad esempio il nuovo Boeing 787. Al momento non ci sono notizie certe, purtroppo l’impatto che lo shutdown del governo americano avrà sull’apparato industriale italiano sembra non ricevere l’interesse che merita.
Cesare Garandana