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Pressione fiscale al 44%: nuovo record per l’Italia

by Clearco
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pressionefiscaleRoma, 9 ott – La pressione fiscale ha raggiunto un nuovo record nel secondo semestre 2013. L’indicatore schizza verso la soglia del 44% secondo i dati di Istat e Bankitalia, in rialzo del 4,7% rispetto al trimestre precedente e dell’1,3% rispetto al 2012. E’ il terzo elemento di quella che su La Stampa di oggi viene definita la “tempesta perfetta”. “meno soldi, oppure gli stessi ma con minore potere d’acquisto, banche sempre meno disponibili a concedere prestiti e peso delle tasse alle stelle. Così gli italiani continuano a tagliare, ormai anche sui beni di prima necessità. E il carrello è sempre più vuoto ” si legge sulle colonne on line del quotidiano torinese. Che si augura “interventi forti di politica economica” per scongiurare un ulteriore crollo dell’economia nazionale e favorire “una ripresa guidata dal rifiorire dei consumi interni”.

L’Italia scala così la classifica dei paesi “tassatori”, raggiungendo il quarto posto nei paesi dell’area euro, subito dietro a Belgio (47,1%), Francia (46,9%) e Austria (44,2%). Vicine anche le soglie “scandinave”, dove il prelievo fiscale è alto ma controbilanciato da un eccellente welfare: si tratta di Danimarca (49,3%) e Svezia (44,6%). In Italia, invece, la tendenza che si registra è quella di una contrazione netta dei servizi al cittadino. Segno evidente che le maggiori entrate fiscali non ritornano ai cittadini sotto forma di Stato Sociale. E infatti, secondo Bankitalia l’incidenza della spesa sul Pil al netto degli interessi ha superato il 45%.

Anche il Cgia di Mestre commenta la notizia, agganciandola alle recenti dichiarazioni di Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate e presidente di Equitalia, che per la prima volta ha ammesso l’esistenza di una “evasione fiscale di sopravvivenza”. Nella nota dell’associazione si legge: “Ha ragione il direttore dell’Agenzia delle Entrate ad affermare che c’è anche una evasione di sopravvivenza legata alla difficile situazione economica – dice il segretario Giuseppe Bortolussi – La vera causa dell’infedeltà fiscale presente in Italia è dovuta ad un carico fiscale che ha raggiunto un livello non più sopportabile: indipendentemente dall’evasione fiscale, il nostro erario dispone comunque di una quantità di entrate maggiore degli altri Paesi”

Se da una parte lo Stato aumenta la pressione per risanare i conti pubblici (i recenti dati Istat sembrano confermare un calo del rapporto deficit/pil dal 4,4 al 4,1%) l’effetto secondario è un vistoso calo dei consumi, che alla lunga si rivela un boomerang. Con il mercato interno in piena depressione, il gettito fiscale prodotto dalle spese correnti dei cittadini si assottiglia. Basti pensare che secondo la Confederazione Agricoltori il 62% delle famiglie riduce le quantità di cibo acquistate, ma soprattutto per 6,5 milioni di famiglie i discount sono diventati l’unica alternativa praticabile per resistere ai colpi della crisi.

 Francesco Benedetti

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