Roma, 8 feb – L’8 febbraio di novanta anni fa, da una famiglia normanna, nasceva a Parigi Jean Mabire, una delle principali figure della cultura europea del dopoguerra. Fautore di un regionalismo identitario volto non alla frammentazione ma al contrario a valorizzare la pluralità delle culture locali nell’ottica di una più ampia visione identitaria europea, conobbe fin da giovanissimo molti reduci della seconda guerra mondiale, soprattutto volontari nelle Waffen SS che Mabire omaggiò rendendoli personaggi vivi e riconoscibili nei suoi romanzi e che ebbero una grande influenza nella sua formazione. Fondatore della rivista regionalista Viking nel 1949 che dirigerà fino al 1955, dal 1956 collaborerà con molte riviste tra cui La Presse de la Manche, Historia, Défense de l’Occident fino a Europe-Action, di cui diventerà capo redattore con Dominique Venner, e infine Éléments.
Nel 1958, pur essendo favorevole all’indipendenza algerina, parte per la guerra d’Algeria mettendo la sua opinione in secondo piano dietro al motto “les camarades d’abord”, prima di tutto i camerati. Decorato con la Croce al Valor Militare e con la Croix du Combattent, non abbandonò neanche sul fronte la sua vocazione letteraria, vincendo il premio François-Jean Armorin come miglior reporter per una serie di articoli sul fronte (Conversations et réalités algériennes) scritti per La Presse de la Manche. Il romanzo Commando de chasse dai tratti autobiografici a malapena celati è un autentico capolavoro per come affresca sentimenti, culture e tipi umani nell’autenticità della tragedia quotidiana. Nel 1969 fu insieme ad Alain De Benoist tra i fondatori del GRECE, il Groupement de Recherche et d’Études pour la Civilisation Européenne, conosciuto maggiormente con l’appellativo di Nouvelle Droite, per cui si occuperà della formazione quadri, divenendo uno degli organizzatori delle Université d’été e soprattutto divenendo fondatore del gruppo di scoutismo giovanile ispirato ai Wandervogel Les Oiseaux Migrateurs.
La sua produzione letteraria è sconfinata: più di 100 libri di storia e cultura pagana ed europea oltre a numerosi romanzi. Celebri sono soprattutto le sue opere sulla storia delle Waffen SS che restano un caposaldo per comprendere la loro formazione e la loro storia politica e militare ma anche le opere di riscoperta della spiritualità iperborea dei popoli d’Europa. Da ricordare anche Drieu parmi nous e Pierre Drieu La Rochelle, Réflexions sur un Coutançais méconnu, una delle migliori raffigurazioni della figura di Drieu La Rochelle, suo conterraneo normanno, ma anche Le Dieu de la Guerre, che più che un romanzo è una vera e propria visione ispirata dell’impresa del barone von Ungern Sternberg e della sua Divisione Asiatica e la cui traduzione e pubblicazione in Italia ha permesso di far conoscere anche da noi questo personaggio leggendario fino a quel momento abbozzato solo dal romanzo grafico del Corto Maltese di Hugo Pratt Corte Sconta detta Arcana. Amante del mare, che il figlio Halvard continua a solcare in gare transatlantiche tenendo alti i colori della bandiera. Spoglio di qualunque personalismo e protagonismo, era dotato di una fine ironia che lo portò a scherzare anche sulla sua malattia. “Sono passato dalla metapolitica alla metastasi” disse poco prima di morire il 29 marzo del 2006, nella famosa città bretone dei pirati Saint-Malo.
Carlomanno Adinolfi
1 commento
Ho letto: Thule-il sole ritrovato degli Iperborei, un libro bellissimo che ho riletto più volte e consigliato.
Un particolare non da poco è che quel libro è stato scritto in modo coinvolgente e con un linguaggio accessibile a tutti, per nulla accademico.
Evidentemente lo scrittore voleva che i suoi testi fossero comprensibili ai più e non solo a una stretta cerchia intellettuale.