Roma, 16 gen – In un’epoca in cui la sinistra prende sberle dappertutto e sembra incapace di proporre personaggi accattivanti, il premier canadese Justin Trudeau sembrava in grado di avviare una controtendenza: bello, atletico, simpatico, giovane, colto, il leader nordamericano è anche all’avanguardia in tutte le campagne ideologiche care alla sinistra postmoderna, dall’immigrazione al gender. Una sorta di incrocio tra Fonzie e la Boldrini.
Ultimamente, però, anche Trudeau sta rapidamente cadendo in disgrazia. Leader ecologista integerrimo, ha finito per approvare un oleodotto che passerà attraverso le Trans Mountains, dando luce verde a un progetto dell’industria petrolifera già criticato da altre stelle di Hollywood come Leonardo DiCaprio e il regista James Cameron, oltre che da Greenpeace. “Pensavamo di lui: che tipo in gamba! E invece che delusione”, ha commentato l’icona liberal Jane Fonda durante una visita nella regione canadese di Alberta organizzata dall’associazione ecologista. “Ha tradito le promesse fatte al Trattato di Parigi del 2015 sul cambiamento climatico. Credo che la lezione sia di non fidarsi delle belle parole dei liberal di bell’aspetto”.
Ma non è tutto. Il premier canadese è finito recentemente nel mirino della stampa anche per una vacanza di Capodanno alle Bahamas in cui ha raggiunto le isole caraibiche a bordo di un elicottero privato dell’Aga Khan, il magnate miliardario ismaelita, capo di una Fondazione che dai governi canadesi negli ultimi anni ha ricevuto fondi per centinaia di milioni di dollari, e questo nonostante un nuovo regolamento etico approvato proprio da Trudeau che vieta agli alti funzionari dello Stato di accettare passaggi aerei privati. Per di più, una commissione parlamentare lo aveva già messo sotto inchiesta per altri comportamenti impropri in materia, come avere preso parte a cene per raccolte di finanziamenti per il suo partito con noti lobbisti. Il Globe and Mail ha scoperto che un multimilionario canadese usava i fondi dati al partito liberale per ottenere dal governo appalti per un vasto progetto edilizio. Insomma, i molti vip statunitensi che hanno dichiarato di volersi trasferire in Canada dopo la vittoria di Trump (a proposito: a che punto è il trasloco?) dovranno cominciare a studiare un piano C.
Giorgio Nigra