Mosca, 12 dic – Dopo la devastante esplosione nella cattedrale copta del Cairo di ieri in cui hanno trovato la morte 25 persone, il Presidente della Russia, Vladimir Putin, ha espresso le sue condoglianze al Presidente egiziano al-Sisi, augurando, nel contempo, che si possa raggiungere una maggiore cooperazione internazionale per “sradicare il terrorismo internazionale”.
“Sono scioccato dall’attacco terroristico del Cairo. E’ specialmente deplorevole che ci siano donne e bambini tra gli uccisi” ha detto Putin in un telegramma inviato personalmente ad al-Sisi. Oltre alle parole di condoglianze e supporto alle famiglie degli uccisi nel sanguinoso attentato, Putin ha anche sottolineato come questa tragedia è un’altra prova della necessità di uno sforzo congiunto per debellare il terrorismo internazionale che semina morte e distruzione e sta cercando di minare la pace e l’armonia tra popoli di varie religioni. Inoltre ha reiterato la disponibilità della Russia a continuare la stretta cooperazione con l’Egitto per far fronte a questa minaccia.
Mosca quindi, che storicamente ha avuto rapporti altalenanti con Il Cairo, cerca di diventare prepotentemente un giocatore attivo nell’Africa Settentrionale, soprattutto considerando anche la recente visita in Russia del Colonnello Haftar, leader delle milizie di Tobruk e da sempre vicino all’Egitto, per allargare la propria sfera di influenza nel Mediterraneo oltre alla zona del Levante (Siria): questo mare infatti è tornato prepotentemente al centro degli interessi geopolitici delle grandi potenze per il grande volume di traffici commerciali e per le nuove scoperte di risorse energetiche. Interessi che hanno da sempre attirato le mire espansionistiche russe, sempre alla ricerca di uno sbocco nei “mari caldi” sin dai tempi degli Zar, ma che ora fanno gola anche a potenze emergenti come la Cina, sempre più solidamente presente in Africa: controllare il Mediterraneo, anche considerando il recente raddoppio del canale di Suez, sembra quindi che stia diventando la chiave di volta per avere il controllo non solo della stessa area geografica nordafricana o mediorientale, ma anche di una larga fetta di vitali scambi commerciali tra est e ovest.
Paolo Mauri