Roma, 8 dic – Matteo Renzi si è dimesso alle 19 di ieri. Già da oggi alle 18 cominceranno le consultazioni. Si inizia con i presidenti di Camera e Senato, poi con gli ex inquilini del Quirinale, ovvero Napolitano, poi con le rappresentanze dei partiti. Per il Pd andranno il vicesegretario Lorenzo Guerini, il presidente Matteo Orfini e i due capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda. Non Renzi, che pure del Partito democratico è il segretario. Secondo alcuni, è un segnale di freddezza nei rapporti con il Capo dello Stato. Mattarella chiede infatti stabilità e continuità, il premier uscente, che ha fatto i suoi conti, vuole andare alle elezioni prima possibile, sentendosi comunque forte del 40% preso al referendum, del fatto che non ha praticamente avversari nel centrodestra e sperando nella paura anti-grillina che spinga i moderati a votarlo contro la calata dei Dibba e dei Di Maio.
Le opzioni sul tavolo sono queste: a) governissimo a larga maggioranza per arrivare a fine legislatura; b) reincarico a Renzi, per un governo politico che faccia la legge elettorale; c) esecutivo istituzionale guidato da Grasso; d) governo politico, guidato da un Pier Carlo Padoan o un Paolo Gentiloni. La prima è stata proposta da Renzi stesso, ma più come provocazione che altro: l’ex sindaco di Firenze sa bene che l’opzione non è praticabile. Il reincarico è la soluzione preferita da Mattarella, ma a Renzi non conviene e non ci starà. Restano le ultime due opzioni, a cui peraltro non sarà estranea la lotta interna al Pd: si vocifera di un Franceschini in grande spolvero, forte, peraltro, dei suoi buoni rapporti con il Quirinale. Se non fosse un teatrino piuttosto mediocre, ci sarebbe da preparare i popcorn.
Giorgio Nigra