Roma, 1 dic – Chi dice che l’Italia non è un paese garantista? Con Najmaddin Faraj Ahmad, meglio noto come Mullah Krekar, schedato come terrorista tanto dall’Onu che dagli Usa e considerato a capo di una cellula dell’Isis, i magistrati lo sono stati sin troppo. Il Gip di Trento, Francesco Forlenza, ha deciso di revocare la custodia cautelare per cinque presunti jihadisti (tra cui Krekar) della rete Rawti Shax, arrestati nel novembre del 2015 nell’ambito di un’operazione che aveva investito complessivamente sei Paesi europei con arresti in Italia, Gran Bretagna, Norvegia e Finlandia e perquisizioni anche in Germania e Svizzera.
In Italia sette arresti erano stati eseguiti dai carabinieri del Ros: quattro a Merano, due a Bolzano e uno in un paese vicino al capoluogo. Ma la «privazione della libertà personale» è stata eccessiva, secondo il magistrato. Risultato: in questo modo è caduta anche la richiesta di estradizione di Krekar, che dal 1991 è in Norvegia. La premier Erna Solberg in conferenza stampa non ha nascosto una certa irritazione, dichiarando che la decisione di Roma “è qualcosa che dobbiamo accettare” e “non sta ai politici giudicare”. La Procura norvegese lamenta come nella missiva non si spieghi nè il dispositivo di quella sentenza nè il perché si sia impiegato così tanto tempo per ritirare la richiesta di estradizione.
In Norvegia il mullah ha minacciato di morte un curdo, ha fatto lo stesso con la premier Solberg, ha esortato pubblicamente al martirio e ha benedetto le stragi di Charlie Hebdo. Ma per lui, grazie ai solerti giudici italiani, non ci sarà estradizione. Se non è garantismo questo…
Roberto Derta