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Il tempio di Marte Gradivo sepolto dall’inefficienza del Comune di Roma

by Davide Di Stefano
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Marte GradivoRoma, 23 nov – Un sito archeologico che i filologi cercano di individuare dal Cinquecento, una “piccola Pompei” situata all’inizio dell’Appia Antica, a poche centinaia di metri di distanza dalle Mura Aureliane. “A fianco al Domine Quo Vadis, si trova il Santuario di Marte Gradivo”, afferma con una certa sicurezza l’archeologa Rachele Dubbini, secondo la quale, l’individuazione di questo sito sarebbe “una notizia bomba dal punto di vista scientifico, si tratta dell’area dove, secondo la leggenda, Marte ha incontrato Rea Silvia. E’ lì che vennero concepiti Romolo e Remo”. La scoperta di un tale tesoro sepolto sotto terra dovrebbe far partire immediatamente gli scavi, se non fosse che buona parte dell’area è ancora in mano ai privati. Questo nonostante una legge del 1990 approvata dal Parlamento che stanziava 26 miliardi di lire per l’esproprio della Caffarella. Il Comune di Roma nel 2007 immise nel patrimonio comunale gli 11 ettari del Parco della Caffarella dove si celerebbe la “piccola Pompei”, lasciando però in detenzione precaria ai vecchi proprietari i terreni.

I cittadini e il Comitato per il Parco della Caffarella chiedono un intervento deciso del Comune, che però al momento non si è pronunciato sulla vicenda. Nonostante la questione dei “tesori nascosti” nei pressi del Domine Quo Vadis sia riemersa in questi giorni, è probabile che qualcuno sapesse qualcosa da molto tempo prima. “Nel 1970 in occasione della realizzazione di un collettore, vennero effettuati degli scavi dalla Sovrintendenza, ma purtroppo furono rapidamente interrati”, spiega l’archeologa Dubbini. “Tuttavia ci sono indizi che lasciano pensare che qualcuno avesse intuito la portata della scoperta. I rilievi approfonditi e le fotografie a colori, sono tra questi, la zona era situata lungo il primo miglio dell’Appia Antica, ovvero in quello che rappresentava il confine del territorio romano”. L’ubicazione del Santuario di Marte Gradivo non sarebbe casuale. L’epiteto di “Gradivo” significherebbe proprio “colui che va” (in battaglia), “colui che guida”, e questo spiegherebbe il fatto di trovarsi appena fuori dall’antico perimetro dell’Urbe. Sempre Marte Gradivo è colui che consegna l’ancile (scudo ovale tagliato su due lati) al secondo Re di Roma, Numa Pompilio, come pegno dell’invincibilità e dell’eterna salvezza di Roma. Numa, secondo la leggenda, si recava spesso presso l’area dell’attuale Parco della Caffarella, per incontrare nel Bosco delle Camene la Ninfa Egeria. Proprio la Ninfa Egeria consigliò a Numa di far forgiare altri 11 scudi identici all’ancile, così da impedire ai nemici di Roma di rubare l’originale. Dunque anche quest’ulteriore episodio “leggendario” avvenuto nella zona dell’attuale Parco della Caffarella spiegherebbe l’ubicazione del tempio di Marte Gradivo.

Sempre l’appellativo di “colui che guida” potrebbe essere legato anche alla pratica dei popoli indoeuropei del Ver Sacrum. La primavera sacra era un rito che prevedeva la deduzione di nuove colonie, la fondazione di nuove città, da parte di un gruppo di giovani guerrieri consacrati a Marte. Non è da escludere un legame tra la fondazione di Roma e il rito del Ver Sacrum, è possibile che un gruppo di giovani guerrieri partiti dall’originaria Albalonga abbia poi fondato l’Urbe. Anche in questo caso l’ubicazione del tempio di Marte Gradivo sulla strada che porta da Albalonga a Roma (e viceversa) potrebbe non essere casuale. In ogni caso la valle della Caffarella, dove scorre il fiume Almone (sacro a Romolo) è senza dubbio uno dei luoghi più importanti per la storia arcaica di Roma. Secondo alcune teorie non è da escludere nemmeno che la cesta con i due gemelli fu affidata alle acque dell’Almone e non del Tevere. Anche in questo caso la scoperta del Tempio di Marte (e dunque del luogo dell’incontro del dio con Rea Silvia) a poche decine di metri dalle rive dell’Almone, potrebbe rappresentare una conferma.

In ogni caso riportare alla luce questo complesso è di importanza fondamentale per comprendere ulteriormente la storia di Roma. “Parliamo infatti di un’area, ricca di mosaici, affreschi e con mura importanti, che venne abbandonata, sigillata. E quindi che non ha subito le classiche espoliazioni avvenute nel medioevo”, spiega ancora la dottoressa Dubbini. A distanza di dieci anni dall’avvenuto esproprio degli ex proprietari che abusivamente occupavano una parte del Parco della Caffarella, sarebbe ora che il Comune agisse per rendere operativi i provvedimenti e permettere così di iniziare gli scavi. Per Virginia Raggi sarebbe senza dubbio una buona alternativa allo sgombero di famiglie indigenti e invalidi che il Comune di Roma sta conducendo con indubbia solerzia.

Davide Di Stefano

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