Il Cairo, 13 nov – L’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti ha sconvolto le menti di giornalisti e politici orientati a sinistra in mezzo mondo, ma cosa sicuramente più interessante a livello geopolitico, ha sconvolto i Fratelli Musulmani, l’organizzazione internazionale islamista che ha ramificazioni partitiche in numerosi stati dell’area medio orientale e nord africana ma principalmente in Egitto. Organizzazione che è stata messa fuorilegge in Bahrain, Egitto,Russia, Siria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tagikistan e Uzbekistan perché considerata di stampo terrorista.
I Fratelli Musulmani in Egitto hanno un organismo partitico che si chiama Partito Libertà e Giustizia (FJP) o Ḥizb al-ḥurriyya wa l-ʿadāla in arabo, fondato nel 2011 in occasione delle famigerate “Primavere Arabe” sobillate dagli Stati Uniti grazie al lavoro dell’allora Segretario di Stato Hillary Clinton. Qualche ora dopo l’elezione di Trump, uno dei portavoce più autorevoli del FJP, il dottor Mamdouh Al-Muneer, così tuonava dal suo profilo di Facebook “La vittoria di Trump delle elezioni americane e la conservazione della maggioranza dei seggi del Senato e del Congresso è una catastrofe con ogni certezza sulla umma (nazione n.d.a.) araba e musulmana; questo è lo schiaffo che sveglierà i creduloni, distratti e addormentati e farà venir fuori le cose in modo chiaro al di là dei pensieri (in stile buonista n.d.a.) precedenti”.
La notizia della vittoria di Trump invece ha provocato toni entusiastici proprio nel Governo egiziano, come riportano i quotidiani locali, appunto perché auspicano che ci siano “tempi duri” per i Fratelli Musulmani, antagonisti per eccellenza del presidente al-Sisi.
Forse è un po’ presto per trarre le debite analisi geopolitiche, essendo il nuovo esecutivo non ancora insediato e quindi non messo alla prova dei fatti, però possiamo sicuramente guardare con rinnovato e speranzoso interesse alla situazione medio orientale e della lotta al terrorismo di matrice islamica se gli stessi Fratelli Musulmani si dicono “preoccupati” per questo cambio di rotta al vertice della Casa Bianca, ma come sempre solo il tempo stabilirà chi avrà ragione e chi torto.
Paolo Mauri
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In Svezia non sono liberi di essere pro Trump
https://www.rt.com/viral/366847-swedish-chef-donald-trump/