Vicenza, 2 nov – Un quotidiano online vicentino spiega che, secondo gli insegnanti, si sarebbe trattato di “dare maggiore libertà di partecipazione alla celebrazione laica” e “tutelare gli alunni di altre religioni“. Anche secondo il comitato PrimaNoi, del resto, l’amministrazione comunale avrebbe “ceduto a delle assurde quanto pretestuose motivazioni di natura ideologica che nulla hanno a che vedere con la tanto sbandierata integrazione”. Una situazione dettata, dunque, dalla forte presenza di alunni stranieri di religione islamica nelle scuole del territorio. Ma Roberto Sette, assessore alla Cultura del comune di Malo, in provincia di Vicenza, la mette sul piano legale. Secondo lui, la cancellazione della messa celebrata solitamente il 4 novembre per celebrare la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, sarebbe stata una scelta dettata dall’obbligo di laicità nelle scuole e dalla volontà di far partecipare gli studenti all’evento. “In realtà siamo scesi a malincuore a questo compromesso – ha spiegato Sette –, è la prima volta che la messa viene cancellata, ma è solo un esperimento. Abbiamo fatto alcune valutazioni: da un lato volevamo celebrare la liturgia e al tempo stesso volevamo far venire alla celebrazione le scuole con gli studenti”.
Una roba incompatibile, a quanto pare, con il principio di laicità dello Stato, che non prevederebbe la possibilità di far partecipare le scuole a celebrazioni religiose. “Io sono cattolico praticante e a Malo lo sanno tutti”, ha aggiunto l’assessore, “Dico questo solo per mettermi in prima posizione quando dico che dietro questa decisione non c’è nessuna intenzione di discriminare i cattolici favorendo le altre religioni. Il problema è che ci eravamo accorti che alle celebrazioni storiche non partecipavano più le scuole, non per scelta dei docenti, ma per imposizione della legge, che non prevede celebrazioni religiose in orario scolastico, visto che l’Italia è uno stato laico”. Sta di fatto che il sacerdote, don Giuseppe Tassoni, ha così deciso di declinare anche l’invito a benedire le corone da posizionare sui tre monumenti dedicati ai caduti. La manifestazione si svolgerà dunque senza la partecipazione ufficiale della Chiesa, ma con le scuole che marceranno in corteo fino al monumento ed assisteranno alla commemorazione presieduta dal sindaco leghista Paola Lain alla presenza delle associazioni d’arma, per poi trasferirsi nella sede degli Alpini, che ospita il museo della Grande guerra.
Motivazioni genuinamente patriottiche? Ragioni ideologiche ed antinazionali mascherate dietro il concetto di laicismo? Certamente ciò che ha spinto l’amministrazione a rompere la tradizione è segno di due disposizioni d’animo radicalmente opposte e non è indifferente scoprire quale abbia prevalso.
Emmanuel Raffaele