Roma, 21 ott- negli occhi dei calciofili italiani sono ben impresse le incredibili parate di Buffon contro il Lione ed i miracoli di Handanovic che hanno permesso all’Inter di battere il Southampton a San Siro giovedì sera guadagnandosi, giustamente, le vetrine calcistiche.
Ben prima di questi due autentici fenomeni, però, un altro portiere era entrato nel cuore di molti appassionati di calcio e non certo per la sua bravura tra i pali: stiamo parlando di Salvatore Soviero da Nola, in provincia di Napoli. Per lui nessun trofeo in bacheca, ma ancora oggi ci si ricorda di lui nonostante si sia ritirato nel 2010 e abbia intrapreso la carriera di allenatore. Soviero era un calciatore genuino, una persona vera, sanguigna e lo dimostrano alcuni degli episodi che lo hanno reso celebre: dalle insinuazioni circa una presunta omosessualità della leggenda juventina Del Piero tramite il gesto del dito all’orecchio al suo capolavoro di Messina quando, nel match fra i siciliani e la squadra, il Venezia, aggredì tutta la panchina isolana.
In un calcio in cui ragazzi di 23 anni scrivono autobiografie, ricordiamo con simpatia un uomo vero e ardito, capace di affermare, in un’intervista ad un noto settimanale sportivo, che gli avrebbero dovuto dare la medaglia d’oro per avere fatto una rissa, ipse dixit, “uno contro undici” in quella famosa Messina-Venezia di un lontano aprile del 2004. Quelle immagini in cui insulta l’arbitro in uno stretto dialetto campano o si scaglia contro un manipolo di avversari sono diventate un patrimonio da conservare e difendere da quel calcio di oggi che ci consegna, ormai, piccoli uomini.
Non avrà certo avuto le capacità di Buffon, Handanovic o De Gea, però quanto ci manca uno come Salvatore Soviero.
Giacomo Bianchini