Roma, 20 set – È venerdì e la settimana europea delle squadre di calcio italiane è archiviata, con buona pace dei tifosi, ormai proiettati verso l’imminente fine settimana dedicato alla serie A, che precede la pausa per la Nazionale, e che si concluderà con una delle sfide più attese: Roma-Inter, in programma all’Olimpico domenica sera.
Entrambe le squadre sono reduci dall’Europa League, con risultati decisamenti diversi.
Le competizioni continentali ci lasciano un gusto dolce amaro in bocca, soprattutto per quanto riguarda l’Europa League.
Andiamo con ordine e partiamo dalla cosiddetta “Europa che conta”, la mitica Champion’s League, che ha visto come attori principali Napoli e Juventus, entrambe uscite nettamente vincitrici dai relativi incontri, rispettivamente Benfica e Dinamo Zagabria.
I partenopei, guidati da un Hamsik in grandissimo spolvero, travolgono al San Paolo il Benfica, lontanissimo parente di quella squadra leggendaria resasi protagonista in Europa con il grande Eusebio, trovandosi, così, a punteggio pieno nel proprio girone.
Stesso discorso si può fare per la Juve, che domina, a domicilio, la Dinamo Zagabria, forse una della squadre più scarse di tutta la competizione.
Se, invece, guardiamo all’Europa League, si corre il rischio di arrivare a parlare di metafisica e di materie ben più complesse rispetto al gioco del calcio.
Non si capisce perché, infatti, ogni stagione le squadre nostrane si rendano protagoniste di certe prove negative, e usiamo un eufemismo, in quella che una volta era chiamata Coppa UEFA, con
s quadre decisamente abbordabili che sembrano trasformarsi in corazzate imbattibili.
Se Roma e Fiorentina sconfiggono rispettivamente Astra Giurgiu e Qarabag, il Sassuolo viene superato dai belgi del Gent, mentre l’Inter rimedia una prestazione ai limiti del ridicolo nella stupenda Praga in casa dello Sparta, da sommare allo sciagurato esordio casalingo contro gli israeliani dell’Hapoel Beer Sheva.
Subito a formulare ipotesi strampalate come un presunto snobismo, mancanza di condizione e convinzione, trasferte troppo lunghe, competizione poco affascinante. Più che di Europa League, quindi, sembra si stia parlando del mistero del Sacro Graal o della provenienza e dell’origine del genere umano. Nulla di tutto questo, in realtà. Non esiste affatto che le squadre italiane, ogni anno, rimedino certe prestazioni a livello europeo. Non lo meritano, in primis, gli stessi giocatori e la Serie A e, soprattutto, non lo meritano i tifosi.
Giacomo Bianchini