Bari, 7 ott – Al vaglio degli inquirenti la posizione di oltre 60 indagati nella vicenda della costruzione del porto di Molfetta. Le accuse variano da truffa ai danni dello Stato a reati ambientali passando per abuso di ufficio, frode in pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi. Un giro economico da 150 milioni di euro per la costruzione del nuovo porto commerciale nel barese. I lavori, appaltati nel 2007 e non ancora terminati nonostante la consegna da contratto fosse prevista nel 2008, sono stati bloccati in corso d’opera dalla Guardia di Finanza fino a data da destinarsi. Tra i destinatari dei 60 avvisi di garanzia e di due provvedimenti cautelari agli arresti domiciliari si possono leggere nomi di imprenditori, faccendieri e politici locali e nazionali, tra i quali spicca quello del Senatore del Pdl Antonio Azzolini ex sindaco di Molfetta ed ora presidente della Commissione bilancio di Palazzo Madama.
Secondo l’accusa nelle stanze dell’amministrazione comunale già dal 2005 (due anni prima della concessione dell’appalto) si avevano notizie di centinaia di ordigni inesplosi sul fondale dell’area interessata, ma nonostante questo è arrivato perentorio il nullaosta per l’inizio dei lavori. Le indagini della Procura di Trani sembrano inoltre aver confermato la “deviazione” di ingenti somme di denaro pubblico per la realizzazione dell’opera.
Immediata è arrivata la difesa del Popolo delle Libertà che ha fatto quadrato intorno ad Azzolini tramite la dichiarazione dell’ex presidente del Senato Renato Schifani, pronto a giurare sull’estraneità ai fatti dell’ex sindaco di Molfetta.
Aspettando l’ennesimo tam-tam politico sulla vicenda, continuiamo a sperare nel giorno in cui la conclusione di un’opera di importanza strategica nazionale si possa risolvere in maniera limpida, magari con un po’ più di attenzione verso la cosa pubblica e meno inclinazione a soddisfare gli appetiti privati dei soliti noti.
Michele de Nicolay