Roma, 27 set – C’è un feticcio culturale buonista che si aggira per l’Europa: Lampedusa. La bellissima isola siciliana è il vero limes dell’Europa di fronte all’invasione migratoria. Solo che anziché difenderla, le oligarchie ne hanno avallato il sacrificio sull’altare dell’accoglienza, salvo poi glorificarne “artisticamente” il martirio. L’ultima notizia in merito ci parla della candidatura agli Oscar di Fuocoammare, il film di Gianfranco Rosi, già orso d’oro a Berlino, interamente girato nell’isola. Fuocoammare sarà il titolo italiano in corsa per il film straniero. «Sono molto felice di questa candidatura ed emozionato. Questo risultato va oltre al film, che in questi otto mesi ha girato per tutto il mondo e ora appartiene a tutti», ha detto il regista.
Intanto in libreria esce Lacrime di sale, di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta (Mondadori). Bartolo è il direttore sanitario dell’Asl lampedusana, colui che a ogni sbarco conta i morti e valuta la salute dei vivi. Anziché pensare a dargli meno lavoro da fare, sono riusciti a renderlo una star.
Ma qualche giorno fa ci aveva pensato la Rai a fare la sua marchettona a Lampedusa, o almeno a ciò che loro credono sia Lampedusa. Parliamo di Lampedusa – Dall’orizzonte in poi, la fiction strappalacrime di Marco Pontecorvo, andata in in onda su RaiUno. Il ruolo di protagonista è stato affidato all’ineffabile Claudio Amendola, che ha avuto il coraggio di protestare contro la «troppa propaganda» sugli sbarchi. Come se la sua – su tv pubblica e con intento esplicitamente politico, consacrata dalla visita del cast al completo in casa Boldrini – fosse altra cosa. Amendola, peraltro, non ha potuto esimersi da sottolineare che «c’è stata grande disinformazione sul tema dei migranti» e «le persone che vivono nel nord sono fortunate e devono prendersi le responsabilità». A proposito di propaganda…
Adriano Scianca