Roma, 20 set – Volendo approfondire un tema, l’etimologia delle parole rivela spesso dettagli preziosi: il termine Identità deriva dal latino identitatem cioè idem, stesso, medesimo. Ma anche simile a Idèa, dal greco idèa, voce connessa a eideo che ha il senso di vedere, non che l’altro di sapere, conoscere, e ad eidos per feidos cioè vista, intuizione, immagine, dalla stessa radice del lat. Vid-eo, cioè vedo. E’ il pensiero corrispondente a un oggetto esteriore, o come altri definisce, la Immagine d’un oggetto, sulla quale la mente fissandosi e confrontandola con altre immagini forma giudizi e raziocini; d’onde il senso secondario di Tipo, Modello, primo concepimento d’una opera, Abbozzo.
Al simbolismo del Vedere, collegato alla identità profonda di un popolo, rimandano i testi più significativi di alcune civiltà affini in spirito alla nostra. Ad esempio l’Hagakure, uno dei testi più famosi in Giappone, concepito per trasmettere l’antica saggezza dei samurai sotto forma di brevi aforismi, significa letteralmente “nascosto dalle foglie”, quindi velatamente esorta il lettore a sforzarsi per vedere oltre le apparenze.
Il testo religioso più antico del mondo, ovvero i Veda, fu redatto dai popoli che spinsero la migrazione fino all’India. Contiene sempre la stessa radice e sicuramente l’idea del Vedere cioè conoscere: Veda significa “scienza”, “dottrina”; più precisamente, “sapere sacro o religioso”.
Per concludere questo breve volo sapienziale, anche la fonte principale della mitologia nordica, l’Edda di Snorri, si apre con la Voluspa, cioè la profezia della Veggente. La parola Edda, che significa Ava, Antenata, Nonna, contiene in sé la radice ID. La trasmissione dell’identità si può intendere, infatti, tramandataci dai nostri Avi.
Ma per comprendere meglio, è più facile cercare nella civiltà che ci è più vicina nello spirito, cioè l’antica Roma. Nel corso della storia millenaria dell’Urbe, ci fu un momento particolarmente terribile e per certi aspetti molto simile a quello che stiamo vivendo noi: l’invasione di Annibale era in atto e le molte terribili sconfitte subite dall’esercito romano sembravano annunciare la fine imminente della repubblica. Il senato, chiamato ad organizzare la reazione e la resistenza, decretò alcuni provvedimenti drastici: ad esempio si doveva limitare il lutto dalla vita pubblica, cioè la sconfitta non doveva entrare nella città. Poi si interrogarono i libri sibilllini e si inviò una delegazione a Delfi per interrogare l’oracolo di Apollo: entrambe le fonti diedero straordinariamente la stessa risposta, cioè per salvare Roma bisognava riportare a Roma la Grande Madre IDEA, Cibele, che risiedeva sul Monte IDA in Frigia (nei pressi di Troia). Troia che d’altra parte era la Patria di Enea, cioè le origini più antiche di Roma stessa. Ad aumentare le coincidenze con i giorni nostri, il Re di Pergamo ed alleato di Roma, Attalo, inizialmente rifiutò l’offerta: la leggenda Romana narra che un terremoto occorse nell’area durante le negoziazioni, quando il re inizialmente rifiutava di cedere la pietra nera che rappresentava la Dea, esortato dalla voce di Cibele che imponeva l’inizio del suo viaggio. Nonostante per l’epoca arrivare a Delfi o nell’attuale Turchia fosse un viaggio straordinario e pieno di pericoli, le azioni poste in essere dai romani evidenziano come la soluzione veniva cercata non solo sul piano materiale, cioè attraverso lo scontro con l’esercito di Annibale, ma parallelamente sul piano metafisico, sul cercare di rinnovare il legame con il divino che aveva reso Roma invincibile. Si cercava di ritrovare la propria Identità, attraverso un ritorno alle origini, o meglio riportare le origini in vita nella Roma del tempo. E tutto comunque richiama alla necessità di uno sforzo da parte di ognuno per vedere nel buio dei valori, alla necessità di ri-cordare, nel senso di ritrovare la centralità del cuore, il che non vuol dire che bisogna diventare dei romanticoni sentimentali, ma semplicemente che dobbiamo ri– trovare una percezione diversa delle cose, del tempo e del mondo.
Stiamo per iniziare una nuova stagione, in tutti i sensi , l’autunno è ormai alle porte annunciato dall’imminente equinozio. Ma di fronte alla natura che cambia, al clima che cambia, alle giornate che drasticamente si accorciano, cambiano allo stesso tempo qualcosa nelle nostre vite?
Prendendo ad esempio i suggerimenti del Samurai d’Occidente di Dominique Venner, riproponiamo tre spunti pratici, che tutti possono mettere in pratica.
Per coltivare la nostra spiritualità e la nostra interiorità è opportuno riservare coscientemente nel nostro tempo uno spazio dedicato allo spirito, fosse anche una ora alla settimana, meglio se insieme ad altri per avere un confronto. Questo momento dovrebbe diventare un ritmo costante nel tempo in sintonia con i ritmi della natura.
La nostra terra ci parla, abbiamo un rapporto con essa ma abbiamo dimenticato il suo linguaggio. Siamo Romani, Italiani, Europei: questa è la nostra terra, qui abitano i nostri Dei, dalla notte dei tempi qui risiede la nostra Identità. Il secondo spunto allora è : trascorrere del tempo nella natura, osservarne i cambiamenti, sforzarsi di percepire il linguaggio e i messaggi della terra.
Bandire il pessimismo e il senso della sconfitta, che spesso si manifesta con affermazioni del tipo: ormai non c’è più niente da fare, meglio aspettare la fine dei tempi, etc etc. E’ necessario credere nella Vittoria, parte integrante della nostra civiltà. Alimentarla quotidianamente con i nostri pensieri, abituarci cioè addirittura a pensare come se avessimo già vinto (ad esempio immaginare: lì costruiremo un nuovo edificio, realizzeremo nuove strade, risolveremo subito questa ingiustizia etc etc).
Marzio Boni
3 comments
…e butteremo via le “lapidi” che per esempio equiparano i disertori ai combattenti della nostra epica e vittoriosa 1a guerra mondiale.
Sono decenni che ci girano attorno per cercare di trasformarla in una sconfitta.
Bell’articolo. Grazie.
Maria Cipriano
2000 anni di annientamento delle Nostre divinita’,hanno fatto perdere il Lignaggio,la conoscenza sia dei rituali che delle formule,c’e’ rimasto ben poco,oltre l’occupazione di una tradizione non appartenente alle nostre origini.l’origine spirituale europea e’ negli Elementi del politeismo,autentica integrazione universale,oltre un Dio unico astratto,privo del necessario.non animato dalla compassione!grazie per questo articolo,anima in me una rinascita al di la’ della solitudine.
Perchè parla di tutto tranne che del cristianesimo?