Roma, 21 ago – Che il patetico tentativo della DC comics di doppiare il successo degli storici rivali della Marvel di Stan Lee rispetto al cinema fosse partito male l’abbiamo capito guardando quella noiosa buffonata nota come “Batman Vs Superman”, con la prova provata che si può sbagliare il ruolo di un intero cast, scrivere una sceneggiatura ridicola ed annoiare lo spettatore senza subire un tracollo finanziario. Ora è la volta di Suicide Squad, in cui un gruppo variegato ed eterogeneo di supercriminali viene messo insieme dalla solita super-spia abbronzata del governo per compiere operazioni sgradevoli. L’idea che chiunque si potrà essere fatto prima di recarsi al cinema sarà quella di una gang di figli di puttana politicamente scorretti che ne fanno di ogni, ed alle prime battute in effetti potrebbe anche sembrare così, se non fosse per qualcosa di sgradevole che il film si porta dietro fin dall’inizio.
Non ci si rende conto di cos’è fino alla fine, ma sorgono indizi inquietanti come funghi. Prendiamo per esempio il più grande villain fumettistico di tutti i tempi, quel Joker in questo film interpretato da un emo, omosessuale e protestante già noto per dimenticabili personaggi dalla ambigua sessualità dalla meno ambigua prosopopea. Il rapporto fra lui ed Harley Quinn è dipinto come romantico ed appassionato. Certamente, maniacale e disturbato, ma fondamentalmente l’amore che il pagliaccio veste per la bellissima sociopatica è sincero. Apoteosi di questa rappresentazione è la scena del bacio che i due si scambiano dopo il tuffo nella vasca di acido, quando la dottoressa Harleen Quinzel diventa a tutti gli effetti Harley Quinn. Visivamente perfetta, questa scena è emblematica del modo in cui il film travisa i due personaggi e la loro relazione, rendendo, tra le altre cose, completamente ininteressante la figura di Harley Quinn. Il motivo è molto semplice: il Joker non ama e non può amare nessuno, nemmeno la sua succube complice, pena lo snaturamento completo del personaggio. L’ideale pseudo-cavalleresco dell’amore romantico (la maggiore catastrofe della letteratura occidentale), espresso nella forma della coppia, rivive qui nella sua ennesima declinazione, ed anzi trova la sua celebrazione somma, perché viene esteso anche ai mostri. Nell’epoca della normalizzazione dell’anormale anche un geniale e folle anarchico come il Joker viene ridotto ad un Renzo Tramaglino come tanti, con in più palesi problemi ortodontici con cui gli sceneggiatori hanno voluto caratterizzare un personaggio altrimenti banale e metrosexual come un concerto dei Thirty Seconds to Mars. Ve lo ricordate il Joker di Jack Nicholson, che sfigura una puttana fedifraga per farne la “propria” Harley? Ve lo ricordate il Joker di Heath Ledger che mette a rischio la sua stessa vita per il semplice desiderio nichilistico distruzione? Non al denaro, non all’amore né al cielo verrebbe da dire. Ebbene, dimenticateveli. Il Joker di Suicide Squad ora è innamorato e magari vuole pure sposarsi la sua Lucia Mondella.
Il personaggio di Harley, viceversa, così come la serie animata sulla quale è nata (non a caso pluripremiata) lo rappresenta, e così come sarà ripreso nei fumetti, in storie capolavoro come Mad Love, è il prototipo di una donna incapace di definirsi indipendentemente dalla figura maschile che venera, che vive unicamente per lui, gli perdona le peggiori violenze e umiliazioni, (Joker la picchia continuamente, e in un episodio arriverà a gettarla da una finestra), vivendo unicamente nell’attesa del più piccolo segno di affetto e approvazione. Questo non è amore, cari bigotti di Hollywood: è una metafora dichiarata del masochismo, dell’annullamento della propria volontà in quella di qualcun altro. Per capire di cosa si sta parlando, se proprio nella vita qualcuno è stato rinchiuso in un convento, consigliamo caldamente il grande classico del barone Leopold von Sacher-Masoch “venere in pelliccia”. E invece no, si è preferito non urtare la “sensibilità” delle streghe liberal e si è creato l’ennesimo personaggio di donna “realizzata”, una donna forte, bella, provocatoria, un modello positivo. La sua natura criminale (che del resto il film non mostra affatto, visto che a parte spaccare una vetrina Harley spara quasi solo sui veri cattivi, se escludiamo il flashback di un inseguimento con Batman) potrebbe addirittura essere vista come positiva volontà di autoaffermazione, come gioiosa trasgressione delle regole costituite da una società conformista ed ovviamente fallocratica e patriarcale. Privando Harley Quinn della sua patologica subordinazione masochistica al Joker, il film ne disinnesca ogni aspetto disturbante ed ogni ragione d’essere, trasformandola in una gradevole macchietta di Lara Croft. Il politicamente corretto in fondo è questo: non voler offendere nessuna minoranza piagnona (omosessuali, allogeni, comunità etno-religiose semi stanziali varie, ecc…), anche nel caso in cui detta minoranza sia in realtà statisticamente la maggioranza, come nel caso delle donne. E per far questo si fa carne di porco dell’incarnazione stessa del nichilismo stirneriano più puro che mai sia stato disegnato, quel Joker che può realmente dire di aver riposto la sua causa sul nulla.
Certo, questa è un’epoca decadente di normalizzazione piccolo-borghese delle istanze vagamente trasgressive, al punto che oramai anche li gay “tengono famiglia”. Bene, sarebbe stato meglio lasciare questa smania normalizzatrice a qualche travesta, piuttosto che rovinare il Joker. A noi il pagliaccio di Gotham piace così come è: un anarchico sovrumanista incarnazione del Caos senza ragione, esattamente speculare a BatMan, incarnazione dell’Ordine senza volontà. Complimenti, signori della DC: con Suicide Squad siete riusciti a fottere la vostra punta di diamante trasformandolo nell’idolo di Buttiglione. Un’impresa degna di un Nobel alla stupidità.
Matteo Rovatti
19 comments
Tante belle parole scritte da un idiota pieno di pregiudizzi.. Si il film bon è una perla ma il tuo articolo è una merda.. Abbronazata? Emo? Omosessuale?.. Mi ha urtato i nervi ancor prima di finirlo il che lo rende peggio del film visto che almeno quello sono riuscito a finirlo. Davvero un esempio di persoba istruita che usa un lessivo impeccabile per scrivere frasi sterili di dubbio gusto.
Davide, non piace nemmeno a me come scrive Rovatti, ma non mi arrogo il diritto di insultarlo, perché questo diritto io non l’ho, come peraltro non l’hai tu. Potevi dire le stesse cose in un’altra maniera.
Concordo con Davide, articolo demenziale scritto da una delle firme peggiori de iPN. Che si parli di qualcosa che si conosce. La figura del tuttologo ha un po’ stufato. Non pretendo di essere d’accordo con ogni visione epressa, ma che almeno chi scrive sappia di cosa sta parlando. Tanto per dire: “Che il patetico tentativo della DC comics di doppiare il successo degli storici rivali della Marvel di Stan Lee rispetto al cinema fosse partito male”, questo parlando di un film campione d’incassi. Per tacere del nuovo fumetto di Harley Quinn che sulle ali della pellicola ha sforato le 400.000 copie. Il resto dell’articolo tutto pregiudiziale e farcito di luoghi comuni. Anche per me pollice verso.
Innanzitutto bisognerebbe imparare a scrivere in Italiano, se la cosa non crea troppo disturbo.
In secondo luogo, leggere un autore che evidentemente già non piace per poter dire che non è piaciuto presuppone non solo una quantità di tempo libero indecente, ma anche una notevole dose di masochismo a cui nemmeno la cara Harley è giunta.
Infine, si potrebbe anche cessare di rompere i coglioni se non si capisce quanto letto e prendersi la briga di capirlo.
Caro signor Rovatti, è lei l’autore dell’articolo, è lei che deve accettare le critiche, senza permettersi di fare allusioni maligne all’italiano dei lettori che commentano e men che meno alla loro presunta, “indecente” disponibilità di tempo, al loro presunto masochismo e via dicendo. Qui nessuno “rompe i coglioni”, semplicemente esercitiamo il nostro diritto e la nostra facoltà di commentare, dal momento che ci sono concessi. Faccia togliere il blog e vedrà che nessuno romperà più i coglioni. A parte tutto, caro Rovatti, la cosa che trovo più riprovevole di lei non è nemmeno il suo modo di scrivere, il suo stile invelenito e ridondante, che pure trovo insopportabile; no, la cosa che trovo veramente deprecabile, come ho già avuto modo di scrivere, è la sua abitudine di rispondere ai commenti dei lettori, cosa che denota una fragilità, un’insicurezza, una vulnerabilità, un’incompostezza che un giornalista serie – soprattutto un fascista – non dovrebbe avere. Lei non solo è considerano la firma peggiore de Il Primato Nazionale, ma anche l’esponente più ridicolo.
Caro Martino, io non sono un giornalista, nel senso che per vivere (come quasi tutti quelli che scrivono qui sopra) esercito altro mestiere.
Indi, di cosa sia auspicabile per un giornalista me ne fotto altamente.
Io rispondo semplicemente perché mi diverto nel leggere le reazioni sconclusionate di minorati che solitamente (non in questo caso in effetti, e devo dire di essere stupito) mi attaccano perché non aderisco ad un qualche culto abramitico per inferiori, perché amo il Risorgimento e sono un patriota convinto.
Che ci posso fare, mi diverto evidentemente con poco, e forse ha ragione lei a deprecare questa mia debolezza.
Certamente però una persona che perde del tempo a prendersela con un emerito nessuno su un blog pubblico per poi accusarlo di incompostezza è quantomeno sospetta, del tipo Cicciolina che fa un elogio della castità.
Capisco che purtroppo è difficile uscire dalla logica del permeismo solipsista è difficile, ma mi creda: quando si raggiunge il fondo del barile si può sempre iniziare a scavare.
Rovatti, grazie per il chiarimento. Adesso ho imparato che questo non è un sito d’informazione ma una specie di bar sport, dove ognuno fa il cazzo che vuole, si ride, si scherza, si gioca a carte, si fa casino. Benissimo, l’importante era saperlo. Internet è pieno di testate giornalistiche molto ben fatte e vicine alle mie idee, quindi non ho che l’imbarazzo della scelta nel trovare un’alternativa al Primato Nazionale, specialmente per quanto riguarda le mie donazioni. Buona fortuna a lei e a tutto il cast.
Caro Matteo,
trovo i commenti di Davide e Guido davvero insignificanti, inconsistenti e beceri: il primo non va neppure preso in considerazione; il secondo vuole fare il politicamente corretto ma col suo criterio dei numeri (incassi e vendite) non so come possa farti la morale sui pregiudizi e i luoghi comuni… entrambi non sono riusciti ha confrontarsi con i contenuti e le poche ma buone verità che hai messo in gioco. In difesa del tuo articolo e contro le parole dei tuoi detrattori mi espongo con le parole di Pier Paolo Pasolini: Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce.
A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati.
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare.
A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde.
E’ un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
Mi sembra che qui sono tutti bravi con argomentazioni “ad hominem” e che nessuno riesca a formulare un argomentazione “in re”… Io non conosco Matteo, ma quello che scrive su questo film ignobile è assolutamente condivisibile….
“Privando Harley Quinn della sua patologica subordinazione masochistica al Joker, il film ne disinnesca ogni aspetto disturbante ed ogni ragione d’essere, trasformandola in una gradevole macchietta di Lara Croft”
“A noi il pagliaccio di Gotham piace così come è: un anarchico sovrumanista incarnazione del Caos senza ragione, esattamente speculare a BatMan”
giusto per citare alcune cose… questo film aveva molti spunti ma ne hanno fatto un’occasione sprecata.
Divertente notare come l’unica parte interessante dell’articolo, l’effettiva analisi della deformazione del rapporto Joker/Harley, sia copiata (intere frasi copia-incollate) da qui http://movieplayer.it/articoli/suicide-squad-come-il-film-ha-travisato-il-rapporto-tra-harley-e-joker_16185/
Per esempio, Santoro scrive:
“Culmine di questa rappresentazione è la scena del bacio che i due si scambiano dopo il tuffo nella vasca di acido, quando la dottoressa Harleen Quinzel diventa a tutti gli effetti Harley Quinn. Visivamente riuscitissima, questa scena è emblematica del modo in cui il film travisa i due personaggi e la loro relazione, rendendo, tra le altre cose, completamente ininteressante la figura di Harley Quinn.”
Almeno Matteo ci ha messo del suo: culmine->apoteosi, riuscitissima->perfetta.
Insomma, una rielaborazione (se così si può definire) di un’ottima analisi fatta da Santoro.
Condita da inutili e infantili commenti che rovinano tutto: “patetico tentativo”, “sceneggiatura ridicola”, “cari bigotti”…
Che dire, complimenti.
Sei un mito!
Ma non era stata fatta recensione ottimistica proprio di Batman vs Superman su questo giornale?!..
Ricordi bene. Il titolo dell’articolo era “Batman V Superman è una bomba (tranne per i fumettologi) o qualcosa di simile. Forse quell’articolo era fin troppo accomodante con un film che presentava dei difetti, tuttavia rendeva giustizia ad un lavoro fin troppo criticato. Difficile capire questa totale divergenza d’opinione all’interno della stessa testata giornalistica.
Credo che sia migliore la parodia porno di questo film, con Riley Reid che dà la fica insieme alle mazzate.
Comunque, l’unica cosa che non ho veramente capito della recensione è questa: “Non ci si rende conto di cos’è fino alla fine, ma sorgono indizi inquietanti come funghi”.
Quali funghi sarebbero inquietanti, signor Rovatti? Non vorrei trovarmene uno in mezzo ai piedi durante le mie fungate nei boschi…
Leggo fumetti dagli anni ’80. E continuo ancora. La recensione di Matteo può piacere o meno. Essere condivisibile o meno. Ma non dimostra certo mancanza di dimestichezza con l’argomento trattato. Soprattutto, con la fonte originaria: i comics. NON è un mistero per nessuno, che le “traduzioni” fimiche ( indirizzate ad un pubblico più “variegato” ) ormai abbondino di prostituzione al “politicamente corretto”. Avremmo solo l’imbarazzo delle scelta. Addirittura si è riusciti a far fare a Nicieza una marchetta stratosferica. Con il totale stravolgimento di Deadpool rispetto al fumetto e le dichiarazioni invece dell’autore che ha ravvisato il rispetto dello spirito delle pagine del comic. E potremmo parlare di Johnny Storm nero. E di Heimdall, nero. Un Dio di Asgard. Che poi ormai l’argomento omosessualità venga infilato forzosamente lo si può vedere anche nei telefilm. Nei nuovi episodi di X Files i riferimenti sono così palesemente infilati a forza da essere totalmente fuori contesto. Che gli adattamenti DC non siano all’altezza di quelli Marvel ( quali siano i risultati di “botteghino” ) è altrettanto evidente. Raramente, un lettore “seriale” di comic potrebbe dire il contrario. Da questo punto di vista, quindi, è naturale che poi Matteo non risponda seriamente. Perché qui sono le critiche totalmente fuori fuoco..
Il creatore di Batman e lo scrittore di Fanteria dello spazio se non sbaglio erano proprio filofascisti… ma non vorrei dire una cagata.
Grazie a Luca per la segnalazione del plagio. Piove sul bagnato insomma, e non c’è veramente molto altro da aggiungere. Che pena.
A questo punto sarebbe interessante andare a fare una ricerchina per capire quanti altri degli articoli passati del sig. Rovatti contengono parti copiate…