Damasco, 11 ago – In Siria c’è l’inferno, ad Aleppo c’è l’inferno, lungo tutto il confine turco siriano c’è l’inferno. Elicotteri russi battono il territorio palmo palmo come segugi, i caccia di Damasco, quelli russi e quelli della “coalizione antiterrorismo Usa” si contendono il cielo. Sul terreno centinaia di milizie legate ad Al Qaeda o fedeli al Califfato di Al Bagdadi compiono atrocità di ogni tipo, ma in tutto questo c’è una donna che ce l’ha fatta. C’è una donna che a cavallo di una moto fornitagli da “ un uomo generoso” come lei stessa lo definisce su twitter è riuscita a scappare dalla prigione dove i miliziani di Al Nusra la tenevano prigioniera e a guadagnare la libertà raggiungendo il confine turco.
Si tratta di Lindsey Snell giornalista di grido che ha firmato lavori per MSNBC, VICE News, ABC News, Discovery Channel, ed anche Amnesty International e che si trovava in Siria per documentare la “ribellione siriana”. Tutto nella norma, se non fosse che quegli stessi “ribelli moderati” che doveva raccontare ad un certo punto l’hanno rapita e tenuta ostaggio per molte settimane. La cosa strana della prigionia della sig.ra Snell è che, a dispetto di altri ostaggi divenuti tristemente famosi, padre Dall’Oglio, il giornalista italiano Quirico o altri di cui si sono o si erano perse le tracce, la Snell prigioniera si scattava selfie senza problemi con il suo smartphone. Ma non solo, dopo aver girato un documentario a dir poco apologetico dei terroristi del FSA, in cui tenta disperatamente di far risaltare la loro bontà a discapito dei miliziani dell’Isis, ed essersi liberata dai suoi carcerieri la Snell sarebbe arrivata al confine turco come ostaggio in fuga in cerca di aiuto solo che la notizia nei media turchi ha preso da subito un’altra piega. A schernirla per primo il giornalista Fer Gunay che definisce la Snell un “asset usa“, cioè una spia. Notizia che passa rapidamente dallo scherno alla realtà quando anche il governatore della provincia di Hatay, Ercan Topaca dichiara, nell’immediatezza del fatto che: “Un giornalista americano è stato catturato mentre cercava di attraversare illegalmente la frontiera. È stata portata in tribunale. Per il momento, non sappiamo se è una spia o meno“. Tuttavia la giornalista fuggiasca è stata arrestata dalle autorità turche, che l’ha accusata di essere un’agente della CIA. Addirittura ci sarebbero testimoni e fonti giornalistiche che parlerebbero di elicotteri statunitensi visti volare oltre il confine per raccogliere la giornalista prima che fosse catturata dai funzionari turchi.
La storia prende tratti fumosi dopo qualche ora dove la versione dei fatti viene ribaltata con una mirabolante invenzione a “u” mediatica per cui ad un certo punto i giornali cominciano a parlare di un salvataggio di un cittadino Usa oltre confine coordinato da forze americane e turche e, mentre i media Pro-Erdogan descrivevano la Snell come un agente dei servizi segreti, altri giornali turchi dichiaravano che la Turchia era stata coinvolta nel suo soccorso in Siria. Addirittura la testata Hürriyet Daily News racconta che: “Un agente donna dei servizi segreti degli Stati Uniti è stato salvato dalle forze armate turche (TSK) dopo un’operazione di due giorni sul confine siriano. Droni e elicotteri hanno partecipato alla operazione per salvare l’agente, che era stato ferito in Siria”. “Due elicotteri statunitensi sono atterrati in un villaggio nel distretto di Yayladagi della provincia meridionale di Hatay il 5 agosto, spingendo la gente del posto per chiamare i funzionari e riferire l’atterraggio”. Secondo il quotidiano, l’agente degli Stati Uniti, il cui nome non è stato rivelato era impegnato in una operazione riservata, assegnato ad un compito in Siria e ferito il 3 agosto, dopo di che ha chiamato per l’evacuazione ed ha inviato le sue coordinate agli operatori Usa, permettendo loro di determinare la sua posizione esatta. E le sarebbe stato risposto di avvicinarsi al confine con la Turchia.
Una vera spy story scoordinata e incredibile proprio come i servizi della Snell prigioniera dei “ribelli moderati” ad Aleppo da cui però fugge a bordo di una moto attraversando in “gonnella” l’inferno in terra.
Alberto Palladino