Roma, 4 ago – Il sistema bancario italiano “non è in una situazione di crisi sistemica” e “non è fonte di vulnerabilità per altri sistemi bancari”. Padoan è lapidario, sicuro di sè: le banche italiane sono solide. A riprova di ciò, il ministro dell’Economia cita i risultati degli stress test: “Alla luce della severità della prova – spiega Padoan -, della lunga e pesante fase recessiva dell’economia italiana e delle ripetute tensioni cui gli intermediari finanziari sono stati sottoposti negli ultimi anni si tratta di un risultato che conferma la solidità del sistema”.
Mps praticamente bocciata senza appello (anche se il test non prevedeva linee di distinguo fra promossi e non), Unicredit rimandata a settembre, la sola Intesa Sanpaolo fra le migliori. Eccoli i veri risultati degli stress test dell’autorità bancaria europea, il cui responso è abbastanza netto: la prima e quella che era la terza banca italiana per attivo, totale clienti, sportelli, crediti concessi, sono in difficoltà. In seria difficoltà, come testimoniato anche dal responso del mercato per quanto riguarda Montepaschi. Senza un serio intervento, il sistema rischia di andare gambe all’aria. Perché si può certo compensare il tracollo di Etruria, Banca Marche, Veneto Banca e Popolare di Vicenza, ma se nell’occhio del ciclone finiscono l’istituto di Siena o Unicredit – come sta succedendo in questi giorni – allora la situazione si complica.
Quale intervento all’orizzonte? Atlante può andare bene per piccole realtà come quelle del Veneto, ma se si tratta di grandi numeri – e Montepaschi, Padoan lo sa benissimo, ha bisogno di multipli rispetto alle disponibilità del fondo – allora casca il proverbiale asino. Perchè sarà anche possibile mettere una pezza, valevole per dare tranquillità un qualche mese ma poi, senza crescita che anche per il 2016 resta un miraggio, il problema delle sofferenze che zavorrano gli istituti tricolore si ripresenterà di nuovo, inesorabile. E il mercato, pur invocato, non ha risposto alla chiamata. Padoan sa benissimo anche questo, ed è sempre per questo che continua ad ostentare una sicurezza malriposta che ricalca – anzi, è identica – a quella di tutti i suoi predecessori quanto assicuravano che, più o meno dal 2009 ad oggi, sarebbe ogni volta stato l’ultimo anno senza crescita. Un anno che sta durando da sette.
Filippo Burla